di Simone Pesci
Si sentono lasciati al proprio destino, i residenti di via don Giovanni Bosco, una viuzza con moderne palazzine in una zona tranquilla di Ferrara a pochi metri da via Canapa. Almeno così dovrebbe essere, perché a prima vista, a fianco delle nuovissime villette, l’occhio viene rapito dagli scheletri delle case, dei cantieri abbandonati da diversi anni.
Come spiegano i residenti della zona, a cavallo fra il 2009 e il 2010 la società Sefim è entrata in crisi e “ha dovuto chiudere un ramo della sua azienda, che era proprio quello adibito a costruire le abitazioni di via Don Bosco e via De Vincenzi”. Non bastasse così il Comune “non ha mai fatto l’urbanizzazione dell’area, oppure se lo ha fatto non l’ha mai completata. Loro dicono che via Don Bosco è privata, tanto che addirittura Hera non ha installato i cassonetti a calotta costringendoci a fare centinaia di metri per arrivare a gettare la spazzatura”. L’incuria è altresì visibile sui marciapiedi, ricoperti di erbacce e sulla carreggiata dove è sparita la segnaletica orizzontale, oltre al fatto che chi abita qui da anni giura di “non avere mai visto asfaltare”.
Adiacenti agli scheletri dei palazzi da un lato c’è quello che dovrebbe essere il parcheggio condominiale, dominato dalle sterpaglie, dall’altro c’è un’area verde recintata, le cui piante raggiungono quasi i due metri di altezza e vanno a sbattere contro il muro di recinzione delle case abitate e tenute con cura. L’erba non è stata tagliata perché, come ci confidano, “il Comune sostiene che l’area è privata e che non può intervenire. Paradossalmente non sanno nemmeno chi sia il proprietario: almeno la vengano a tagliare e poi mettano tutto sul suo conto”.
L’incuria, inoltre, ha provocato un triplo, spiacevole, effetto. “Sono aumentati i furti e gli animali che scorrazzano nei giardini delle abitazioni. Tutti fattori che, sommati, hanno fatto svalutare il prezzo degli appartamenti: chi ha fatto un grosso investimento si deve accontentare, e potenziali acquirenti, a parità di costo, propendono per altre zone”. La battaglia non termina certo così, i residenti sono infatti pronti a fare una petizione da inoltrare all’ufficio Urbanistica del Comune per “mettere loro di fronte alle proprie responsabilità”.
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