Lettere al Direttore
20 Giugno 2018

Il decreto Lorenzin ha fatto bene alle coperture vaccinali

di Redazione | 4 min

Un anno fa (7 giugno 2017) venne emanato il famigerato “Decreto Lorenzin”, che recava “disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”. Il testo, poi convertito in legge, prevedeva l’adozione di 12 vaccinazioni obbligatorie (poi ridotte a 10 in sede di discussione parlamentare) per l’accesso a nidi, materne e scuole dell’obbligo.

Sebbene universalmente le vaccinazioni siano considerate uno strumento straordinariamente efficace e sicuro per la prevenzione delle malattie infettive, dal 2013 al 2016 le coperture vaccinali avevano mostrato un trend in diminuzione, scendendo ben al disotto della soglia del 95%, raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per limitare la circolazione di questi virus e batteri nella collettività. In Italia, come conseguenza delle inadeguate coperture vaccinali nei confronti del morbillo, nel corso del 2017 si è sviluppata un’estesa epidemia, con circa 5.000 casi e 4 decessi.

A distanza di 12 mesi diventa già possibile fare una sintesi dei risultati di quella scelta particolarmente discussa, che portò nelle piazze centinaia di genitori a difendere la “libera scelta”. In base ai dati del Ministero della Salute, aggiornati al 31 dicembre del 2017, sono bastati sei mesi di “obbligo vaccinale” per determinare un aumento delle coperture in chi frequenta nidi, materne e scuole dell’obbligo. In particolare, per i nati nel 2015 ilvaccino esavalente(contro difterite, tetano, pertosse, emofilo b, epatite b e polio) è quasi tornato al livello di immunità di gregge (95%), arrivando al 94.54% e guadagnando 1,21 punti percentuali rispetto al 2016. Per quanto riguarda il morbillo – stiamo parlando quindi di vaccino quadrivalente (che contiene anche parotite, rosolia, varicella)- si è arrivati al 91,68%, con un +4,42% rispetto all’anno precedente

Il trend generale positivo è confermato anche dalle coperture vaccinali nazionali a 36 mesi (relative ai bambini nati nell’anno 2014), dato particolarmente utile per valutare la quota di bambini ritardatari, cioè inadempienti alla rilevazione vaccinale dell’anno precedente e che sono stati recuperati se pur in ritardo. Le coperture a 36 mesi mostrano valori più alti rispetto a quelle rilevate per la medesima coorte di nascita a 24 mesi l’anno precedente: ad esempio, la coorte di nascita 2014 ha una copertura vaccinale anti-polio pari a 95,05% a 36 mesi, rispetto al 93,33% rilevato l’anno prima a 24 mesi (+1,72%); l’aumento è ancora più marcato nel caso del morbillo che cresce del 5,12%, passando da 87,26% a 92,38%. L’andamento in crescita è confermato anche dalle coperture vaccinali a 48 mesi (relative ai bambini nati nell’anno 2013). Insomma molti ritardatari di fronte all’obbligo hanno deciso di vaccinare.

Inoltre, in modo sorprendente, sono aumentate le coperture anche per le vaccinazioni non obbligatorie. L’anti pneumococco (che protegge contro alcuni tipi di meningiti, polmoniti e otiti) è salito dall’88,4% del 2016 al 90,84% e l’anti meningococco C dall’80,7% all’83,06%. Probabilmente iniziando i cicli “obbligatori”, molti genitori hanno visto scemare le preoccupazioni che avevano all’inizio, prendendo quindi fiducia con i vaccini e decidendo di proteggere i figli contro più malattie possibili.

I risultati della legge sono quindi particolarmente positivi: i dati citati sopra si riferiscono al dicembre del 2017 e non tengono conto di quanti hanno recuperato le vaccinazioni mancanti nei primi mesi del 2018, quando, a marzo, scadeva il termine per essere in regola e restare a scuola, nel caso di nidi e materne, e evitare la multa in caso che frequentino la scuola dell’obbligo. Inoltre, i dati relativi al 2017 sono confortanti per quanto riguarda le fasce d’età 0-6 anni , su cui si concentrava la parte più stringente della norma.

In futuro sarà sempre più importante lavorare su interventi di comunicazione che accompagnino la mera coercizione: in particolare il mondo del web è purtroppo stracolmo di informazioni inesatte, strumentalizzate, manipolate che portano mamme e papà preoccupati a scegliere strade sbagliate e a radicarvisi. Resta infatti uno zoccolo duro che ancora rifiuta le immunizzazioni: piccoli gruppi di genitori che minacciano una causa legale o stanno cercando di ritardare la vaccinazione, rendendo il normale processo di chiamata attiva più lungo e difficile. Infine, durante la recente campagna elettorale alcune forze politiche, tra le quali partiti che oggi sostengono il governo, hanno utilizzato il tema della libera scelta per aumentare il proprio bacino elettorale. E’ auspicabile che oggi, con un livello di responsabilità diverso, vengano seguiti percorsi più razionali, anche alla luce dei recenti risultati del Decreto Lorenzin, magari lavorando di più sul dialogo con le famiglie ma non cedendo a malpancismi che provocherebbero soltanto più malati e più morti.

Dott. Michele Franchi
Medico specialista in igiene e medicina preventiva

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