di Serena Vezzani
Cento. “Guercino e le donne: il ritratto femminile come veicolo di Grazia”: questo il titolo del volume presentato mercoledì sera in sala Zarri, della fondazione Sorgente Group e della Collezione Mainetti di Roma, in collaborazione con le associazioni Amici Pinacoteca civica Il Guercino e Artecento.
Un volume che, ripercorrendo la vita dell’artista attraverso alcuni suoi ritratti femminili, approfondisce quotidianità, morale, musica, religione ed esoterismo dell’artista centese, e il suo rapporto con la donna e le sue modelle, una vera e propria “ancora” per il divino e l’astratto. Un volume nato per “gioco”, quasi, spiega Gian Maria Mairo, curatore per la pittura della fondazione Sorgente Group, “e dall’intento di approfondire un unico, grande interrogativo: perché non si sia mai sposato, e se ci fosse effettivamente una sorta di musa, di Beatrice dantesca, a ispirarlo, data l’enorme quantità di ritratti della stessa modella”.
A giudicare dalle note del biografo Cesare Malvasia e da alcuni documenti sopravvissuti al tempo, di Guercino si sa che era un artista “sempre riservato e guardingo, di una riservatezza eccessiva, ma anche casto e umile” spiega Massimo Pirondini, storico dell’arte. “Se i dipinti della giovinezza dedicati al nudo femminile, come “Susanna e i vecchioni”, “Paesaggio con donne bagnanti”, “La toeletta di Venere”, trasudano una languida sensualità e un naturalismo carnale, gli anni della maturità sono dominati da approfondimenti emotivi, variazioni spirituali, da un’impostazione scenica e teatrale. Siamo in pieno melodramma: forse le modelle del Guercino non sono realmente mai esistite, forse sono state un prodotto intellettuale costruito, una ricerca estenuante della bellezza ideale”.
Ad approfondire un’altra tematica affascinante, lo storico dell’arte Emilio Negro, che ha messo in relazione il pittore con l’esoterismo: “Nato in un periodo di cambiamento epocale, a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento, l’artista è stato inevitabilmente influenzato dall’alchimia e dall’esoterismo. Lo si può notare nel dipinto “Et in Arcadia ego”, in “Casino di Ludovico Ludovisi”, del 1621, dove vengono rappresentate la notte e l’aurora, di vitale importanza nella corrente alchemica”. Guercino illustrò anche “Della gabella della morte” di padre Antonio Mirandola, e dipinse “Ritrovamento del corpo di Hiram”, tema ricorrente in tutti i codici esoterici. E, in ultimo, inventò una nuova iconografia intorno alla luna alchemica, da sempre associata alla dea Diana: “Nella “Diana cacciatrice” del pittore, e anche nella “Endimione” degli Uffizi, Guercino rappresenta il crescente lunare nello sfondo, in dialogo con i soggetti”.
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