di Lucia Bianchini
Quaranta anni di legge 194, approvata il 22 maggio del 1978. Di questo si è discusso nel pomeriggio di martedì 22 maggio nella sala dell’Arengo del Comune di Ferrara, durante l’incontro ‘La legge 194 difesa da 40 anni.
L’autodeterminazione passa da qui’, organizzato da Udi, Centro Donna Giustizia, ArciLesbica e Cgil.
“La legge 194 non stabilisce il diritto all’aborto, e nemmeno è stata voluta dagli abortisti, ma riconosce per ogni donna il diritto alla procreazione responsabile” ha affermato Stefania Guglielmi di Udi. Scopo di questa legge, come ha spiegato la relatrice, era non abbandonare le donne, che dovevano ricorrere ad aborti clandestini visto che fino a questa legge l’interruzione di gravidanza era reato penale, e porre dei limiti a questo esercizio: la 194 infatti prevede che si possa attuare l’interruzione entro i 90 giorni ed esplicita la possibilità per il personale sanitario di ricorrere all’obiezione di coscienza.
“Penso che oggi si debba particolarmente sottolineare il sottotitolo di questo incontro: ‘L’autodeterminazione passa da qui’ – ha affermato Massimo Maisto, vicesindaco del Comune di Ferrara- è importante continuare a difendere questa legge perché è sempre stata messa in discussione. Una parte consistente dell’opinione pubblica la dà per scontata, ma non è così, molte forze politiche vogliono abolirla. I diritti vanno difesi da tutti, anche da chi non è direttamente coinvolto”.
“La legge deve essere migliorata nella sua gestione, il sistema sanitario deve investire perché funzioni meglio, non per ridurne le potenzialità- ha ribadito Paola Castagnotto del Centro donna giustizia-. Dove questa legge non c’è le donne continuano a mettere a rischio la loro vita: nel 1978, anno dell’entrata in vigore della 194, 380mila donne avevano fatto ricorso ad aborti clandestini”.
Al dibattito ha partecipato anche ArciLesbica. Claudia Conciatori con il suo intervento ha risposto anche chi si è detto perplesso riguardo la partecipazione dell’associazione a questo incontro: “Le parole ‘lesbica’ e ‘procreazione’ sembrano ancora non poter stare sulla stessa riga, uno esclude l’altro. Una donna sembra essere tale solo quando adempie al ruolo di moglie e madre, ma una donna lesbica può essere anche madre, e l’orientamento sessuale e di genere non hanno nessuna rilevanza rispetto al dibattito su una legge che deve essere difesa, perché attraverso di essa si restituisce alle donne la potestà di decidere sul proprio corpo. Molti attacchi sono stati fatti a questa legge anche negli ultimi giorni, e non dobbiamo abbassare la guardia”.
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