Vivono in auto con la figlia di due anni. Li soccorrono i Carabinieri
Vivevano da non si sa quanto tempo in pochi metri quadri. Padre, madre incinta, figlia di due anni, con cane e gatto, dormivano tutti nell'auto. Ferma in un parcheggio pubblico
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“Una sfida quotidiana”. In un mondo del lavoro dove le donne sono spessissimo meno pagate degli uomini e a volte anche costrette a licenziarsi per badare ai figli, Gloria racconta la sua storia di postina e madre di tre gemelli
In risposta alle critiche sollevate dalla Fp Cgil di Ferrara in merito alla gestione del piano ferie estive, alla contrattazione aziendale e alle politiche del personale, le Aziende Sanitarie ferraresi hanno diffuso una nota per fare chiarezza e ribadire la loro apertura al confronto
Si chiude un pezzo di storia con l’addio al BiBlù, l’autobus simbolo del progetto BibliotecaBlù che per anni ha allietato le giornate dei bambini ricoverati nella pediatria, quando era situata nel blocco 15 dell'ex Sant'Anna
“Serve una nuova stagione dei diritti – ha esordito la senatrice – che devono tornare a essere di tutti, universali, altrimenti si trasformano in privilegi. In quest’ottica i referendum sono uno strumento essenziale per valorizzare il meccanismo centrale della partecipazione”
di Giuseppe Malatesta
Comacchio. “Ho fatto cadere i sensi di colpa e cerco ora di trasmettere l’importanza della consapevolezza, la vera arma per scongiurare l’assuefazione da atteggiamenti che possono essere letali”. Sei anni senza Andrea Spezzacatena non hanno affievolito la dedizione di Teresa Manes, madre del giovane romano che si tolse la vita nel 2012 dopo una difficile convivenza con un contesto sociale e scolastico che vedeva bersaglio di continue scherni a sfondo omofobo.
Di bullismo e omofobia parla ancora Manes, portando nelle scuole la sua testimonianza forte, anche a Comacchio – come ospite della terza edizione del progetto ‘Libera dalle Mafie’ -, dove ha incontrato gli alunni adolescenti delle scuole del territorio.
“Ti muore un figlio e ti muore tutto” dice l’autrice del libro ‘Andrea oltre il pantalone rosa’, ricordando i momenti drammatici vissuti prima dal 15enne Andrea nel totale silenzio, poi da chi “se lo è ritrovato lì, impiccato ad una scala. Aveva già tentato di togliersi la vita, ma noi genitori non lo sapevamo”.
“Forse noi adulti dovremmo esserci di più – aggiunge rivolgendosi agli insegnanti presenti -, come pure la scuola dovrebbe tenere alto il suo ruolo. Nel nostro caso l’atteggiamento è stato di totale chiusura, da parte di una scuola che ha dimostrato di sottovalutare segnali importanti, assuefatta da certi comportamenti dati per scontati e nemmeno minimamente condannati. Questo mi fa male, perché così facendo non si arriva ad una crescita culturale: un atteggiamento collaborativo della scuola non mi avrebbe portato indietro mio figlio ma sarebbe comunque servito a qualcos’altro”.
Non solo la scuola: a lasciare da soli gli Spazzacatena anche le famiglie dei compagni di scuola di Andrea. “Non abbiamo ricevuto alcun sostegno, credo che lo spettro dell’omofobia emerso dalle indagini fosse un peso aggiunto per loro da poter condividere, un freno”. E sulle indagini, “che escludono omofobia e bullismo come fattori determinanti, posso capire l’inesistenza del primo per ragioni tecniche, ma come si può negare l’omofobia? Credo che questa forma di protezione aggiunga un ulteriore danno: non aiuta i responsabili a capire dove hanno sbagliato. Oggi, da ventenni, potrebbero essere pronti a rifarlo o a trasmettere ai loro figli insegnamenti sbagliati”.
“Ho sottovalutato dei segnali importanti – aggiunge Manes rispondendo anche alle curiosità dei ragazzi in sala -, nella mia disperazione ho deciso di entrare nel mondo di mio figlio per capire di più, di leggere le sue chat e dietro tante offese ho notato tantissima inconsapevolezza. Oggi ho messo da parte il senso di colpa e reagito, mi sento spinta da Andrea nel portare a voi questa testimonianza, convinta si tratti di una cosa necessaria e utile”.
Ai maggiori di 14 anni va l’invito di Teresa Manes a utilizzare gli strumenti di tutela messi a disposizione dalla legge sul cyberbullismo (la 71/2017): “Segnalate, per i responsabili è prevista quantomeno una ammonizione in questura. Non è tanto, la legge in questione è migliorabile sotto tanti punti di vista, ma resta un’iscrizione nel casellario giudiziale e le conseguenze del caso”.
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