Morto a 2 anni, due comunità piangono il piccolo Eric
Mentre due comunità piangono il piccolo Eric, si attendono eventuali iniziative per capire il motivo di una morte tanto prematura quanto drammatica
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La Polizia di Stato di Ferrara ha arrestato in via del Pentimento, a Pontelagoscuro, Luca Grisetti, già noto alle forze dell’ordine come uno degli esponenti della cosiddetta banda del campo nomadi, gruppo criminale specializzato in furti in abitazione e al centro di diversi procedimenti giudiziari negli anni scorsi
Un evento per raccontare, promuovere e far toccare con mano la vocazione sportiva e turistica di un territorio che ha tutte le carte in regola per diventare punto di riferimento per federazioni, associazioni e organizzatori di grandi manifestazioni
Ci sono altri due arresti per l'omicidio di Alessandro Coatti, il biologo molecolare di 38 aqnni originario di Longastrino ucciso e fatto a pezzi lo scorso 6 aprile a Santa Marta, in Colombia
Tutto è iniziato due mesi fa, il 14 giugno, quando i proprietari di un cane di razza Amstaf si sono rivolti alla Stazione Carabinieri di Bondeno, per denunciare il furto della loro “Zoe”
Uno scheletro era emerso dagli scavi per le fondamenta di una infrastruttura. E una dozzina d’anni dopo gli studiosi, alcuni dei quali in forza all’Università di Ferrara, hanno potuto attribuire quella morte avvenuta circa duemila anni fa a una crocifissione.
Il reperto è stato scoperto dall’allora Soprintendenza Archeologica del Veneto durante gli scavi archeologici d’emergenza condotti nel 2006-2007 in occasione della posa in opera del metanodotto in località La Larda di Gavello, nei pressi di Rovigo.
La deposizione era avvenuta in una sepoltura isolata e priva di alcun corredo. Il profilo biologico e genetico dell’individuo indica che si trattava di un uomo morto a 30-34 anni di costituzione fisica gracile e bassa statura.
Uno studio multidisciplinare – antropologico, tafonomico e genetico – condotto in collaborazione tra ricercatori dell’Università di Ferrara e di Firenze ha permesso di analizzare ed interpretare le lesioni presenti su uno scheletro umano proveniente da una sepoltura di epoca romana.
“Nel caso specifico, nonostante le cattive condizioni di conservazione – afferma Emanuela Gualdi, docente presso il Dipartimento di Scienze Biomediche e Chirurgico Specialistiche di Unife – abbiamo potuto dimostrare la presenza di segni sullo scheletro che indicano una violenza assimilabile alla crocifissione”.
“Il calcagno destro (l’unico conservato) mostra inequivocabilmente una lesione peri mortem (sfondamento) dal lato mediale (foro d’entrata). La lesione attraversa poi il calcagno fino al lato esterno del piede, confermando l’ipotesi di una esecuzione tramite crocifissione“, aggiunge la dottoressa Nicoletta Onisto, del dipartimento di Scienze biomediche e chirurgico specialistiche dell’ateneo estense.
“Questo tipo di esecuzione –continua Ursula Thun Hohenstein docente presso il Dipartimento di Studi Umanistici di Unife – veniva generalmente riservata agli schiavi. La stessa marginalizzazione topografica della sepoltura induce a pensare che si trattasse di un individuo ritenuto pericoloso e negletto dalla società in cui viveva che lo rifiutò anche dopo la morte. L’importanza della scoperta risiede nel fatto che è il secondo caso documentato al mondo – conclude Thun -. Nonostante infatti questo brutale tipo di esecuzione sia stato perfezionato e praticato a lungo dai Romani, le difficoltà di conservazione delle ossa lesionate e, successivamente, di interpretazione dei traumi ostacolano il riconoscimento delle vittime di crocifissione, rendendo ancora più preziosa questa testimonianza”.
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