Dopo poco più di 13 anni ecco riapparire le impalcature sul palazzo dei Diamanti. Restauro post-terremoto, nuova imbiancatura del cornicione o rimozione – finalmente – di quella “scialbatura” (così fu definita allora l’operazione e mai termine fu più appropriato!) appiccicata tra il 1990 e il 2004?
Che fosse innaturale imbiancare il cornicione è evidente dal deterioramento della scialbatura. Il palazzo si sta riappropriando della propria identità originaria, quella già messa in evidenza dal maestro Adriano Franceschini in un articolo su Italia Nostra (marzo 1991 N° 284).
Egli lo chiarisce pubblicando il documento di affidamento dei lavori da parte di Sigismondo d’Este (02 giugno 1495) Item ch’el dieta habia a fare tute le cornixe de preda cocta che acaderà dentro et de fora, secondo che apare in disegno facto de diete cornixe, a tute sue spexe… È documentata quindi la volontà di avere, come cornice alla grande quantità di pietra bianca utilizzata, un cotto i cui elementi sono costantemente riscontrabili negli edifici del periodo e successivi. Se la volontà fosse stata quella di completare la parte finale con il color bianco non sarebbero certo mancati i danari per fare un cornicione ancora di pietra bianca.
È stata una lunga storia questa. Le polemiche iniziano nei primi mesi del 1990 dopo la decisione di Andrea Emiliani, sovrintendente per i Beni artistici e Storici per le province di Ferrara e Bologna, di imbiancare il cornicione. Disse infatti l’allora sindaco del comune di Ferrara Roberto Soffritti “… giostrato tutto Emiliani, che mi risulta sia irremovibile sulla soluzione «bianca»…” (Il Resto del Carlino 30 giugno 1993).
Si sono prodigati in molti “a parole” per far cambiare idea all’Emiliani e la brevità dello spazio non consente un approfondimento adeguato alla comprensione di ciò che in realtà è avvenuto; è importante ricordare però lo svolgimento di un convegno (ottobre ’91) dove si sono scomodati “nomi” per ribadire un si assoluto alla scialbatura.
L’intera vicenda meriterebbe una rivisitazione: si dovrebbe aprire finalmente un dibattito sereno su quella pagina nera della storia dell’arte cittadina e mostrare una città viva, non spenta e prona solo al consenso.
Ora non resta che fare un appello al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini –allora era contrario all’imbiancatura– perché, “se ne ha il potere”, finalmente Diamanti ritorni alla sua immagine originaria.
Arch. Flavio Baroni
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