Politica
4 Febbraio 2018
Legittima difesa, sostegno alla natalità e abolizione della protezione umanitaria. "Così convinciamo il centrodestra a tornare a votare"

Balboni (FdI) alla disfida per il Senato: “Non sarò mai antifascista”

di Redazione | 5 min

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Elisa Piffanelli, Mauro Malaguti, Alberto Balboni e Cesare Gaiani

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“La prima proposta di legge che presenterei in caso di elezione è di rendere la difesa sempre legittima con una lieve modifica all’articolo 52 del codice penale: rendere presunto il pericolo di aggressione se qualcuno entra in casa propria con la forza, permettendo così la legittima difesa, e nel caso sarà la pubblica accusa che dovrà dimostrare il contrario. E questo all’erario costa zero”.

Alberto Balboni, ex senatore ferrarese 58enne, prova a riprendersi lo scranno perso quando ha deciso di seguire Fratelli d’Italia nella prima ora dopo la fondazione del partito di Giorgia Meloni promettendo una legge che di fatto introdurrebbe un concetto simile a quello dello stand your ground americano.

L’annuncio avviene durante la presentazione della sua candidatura sabato mattina negli uffici del gruppo di centrodestra in consiglio comunale insieme agli altri candidati e agli iscritti storici del partito. “È chiaro poi che se ammazzo qualcuno nel seminterrato mentre è legato alla sedia quello è omicidio, però lo deve dimostrare l’accusa – riprende il discorso –  perché così com’è, finché uno deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare lo scontro e poi di essere in pericolo di aggressione, quello fa in tempo a tagliarmi la gola. Questo darebbe un segnale importante”.

Non solo: “Va abolita l’anomalia tutta italiana di concedere la protezione umanitaria agli immigrati che arrivano in Italia”, continua Balboni eviscerando la sua seconda “proposta a costo zero per le casse pubbliche”. “In questo modo possono rimanere un anno, poi spariscono e non si trovano più. Nessun altro Paese europeo lo fa e il risultato è che in Italia ci sono milioni di clandestini che poi diventano vittime dello sfruttamento del lavoro nero, della prostituzione, e diventano un enorme serbatoio per la criminalità piccola o grande. Vogliamo rimandare a casa chi non scappa dalla guerra e chi non necessita di protezione umanitaria”.

La terza proposta di Balboni invece allo Stato costerebbe 5 o 10 miliardi l’anno o poco più, e in realtà fa sua quella di Giorgia Meloni, ma è strettamente legata alla prima trattandosi di un pieno sostegno alla natalità: “Anziché dare un reddito di cittadinanza che è un sostegno a chi non ha voglia di far nulla, noi vogliamo un assegno per ogni figlio fino ai sei anni di età, asili nido a tempo pieno e aperti anche d’estate. Questo perché di questo passo, tra immigrazione incontrollata e italiani che non fanno figli, stiamo assistendo a una sostituzione etnica degli italiani, fra 50 anni avremo solo stranieri. Poi c’è anche una ragione economica: se andiamo tutti in pensione chi poi mantiene lo Stato?”.

Per Balboni, che sa di giocare sul filo dei resti non tanto perché secondo nella lista per il Senato — è dietro alla Santanchè che però è candidata anche in Lombardia — quanto per via del territorio ostico per un partito che si contende l’elettorato con la Lega e in parte Forza Italia, è un ritorno alla destra più popolare. Un distanziamento netto dai tempi del Popolo della Libertà ante 2011 nel contesto di una legge elettorale “scritta da Renzi quando ha capito che non avrebbe vinto le elezioni per non far vincere nessuno e trovare inciuci in parlamento”.

Per questo vuole anche “l’obbligatorietà della lingua italiana, che è la più bella del mondo, nei documenti ufficiali”, mettendo fine ai neologismi inglesi che si trovano anche nei testi legislativi, e la clausola di supremazia alla tedesca “che fa sì che non si applichino le disposizioni europee quando queste vanno contro l’interesse nazionale, e con la quale non avremmo il problema Bolkestein, quello delle banche, l’applicazione del trattato di Dublino”. L’ex senatore apre poi anche le richieste dei comitati no Salvabanche: “La maggior parte degli azionisti erano piccoli risparmiatori e dovrebbero essere rimborsati come gli obbligazionisti”, dice.

Sono tutte proposte che, secondo lui, dovrebbero convincere gli elettori del centrodestra a tornare alle urne e a votare, anche perché “l’alternativa alla vittoria del centrodestra è il caos: senza non c’è la maggioranza in parlamento”. E per essere più precisi, se gli elettori “vogliono essere sicuri che non vi siano inciuci elettorali devono votare Fratelli d’Italia, perché è l’unico partito che non ha votato questa legge elettorale e non si è mai messo al tavolo col centrosinistra, e questo vorrà dire qualcosa. Forza Italia qualche tentazione l’ha avuta, la Lega l’ha anche annunciata, e se guardiamo come sono composte le liste il primo criterio è la fedeltà al capo non la rappresentanza del territorio”.

Da lì si passa alla presentazione degli altri candidati con lui — alla Camera di ferraresi ci sono Elisa Piffanelli e Cesare Gaiani, in terza e quarta posizione, le cui possibilità sono poche il 4 marzo, anche se tra doppie candidature (quella di Ylenia Lucaselli) e prossime tornate elettorali (in questo caso per Michele Barcaiuolo) potrebbero subentrare successivamente tra i ranghi di Palazzo Madama —, compresa quella di Santanchè “politicamente conosciutissima” e che “verrà a Ferrara”: martedì sarà a Bologna e lì verrà definito un candidato di massima.

La presentazione quindi finisce, il senatore si intrattiene con la pattuglia che ha presenziato alla sua conferenza e a qualcuno scappa il tema dell’antifascismo riportato in auge dai tentativi di modificare i regolamenti per la concessione delle sale comunali escludendo chi si rifà al fascismo.

“Non dichiarerò mai di essere antifascista – dice a quel punto -, sai perché? Perché sono democratico. Tra gli antifascisti ci sono Stalin e le Brigate Rosse e Prima Linea quando sparavano ai ragazzi di destra ad Acca Larentia. Non posso dichiararmi antifascista”.

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