
Immagine d’archivio
La prefettura non si è costituita in giudizio, omettendo di dimostrare la corretta omologazione e taratura del sistema Tutor tramite il quale era stata fatta una multa per eccesso di velocità a un automobilista. E così il giudice di pace ha accolto il ricorso e annullato il verbale.
È la decisione presa dalla dottoressa Camilla Brini sul ricorso presentato dall’avvocato Emiliano Mancino contro il verbale che sanzionava un automobilista con una multa da 1064 euro, oltre alla penalità di 6 punti in meno sulla patente per un eccesso di velocità rilevato dal Tutor il 24 marzo dello scorso anno.
C’erano però – secondo il ricorso – delle pecche in quel verbale: innanzitutto non conteneva i dati relativi all’omologazione e all’avvenuta taratura periodica del sistema di rilevamento elettronico della velocità, né erano indicati i motivi per i quali la sanzione non era stata contestata nell’immediato. Inoltre, tra le altre cose contestate, mancava il luogo preciso in cui era avvenuto il rilevamento. Insomma, mancavano i dati necessari all’utente della strada per verificare la correttezza della sanzione.
Ma la prefettura – quale ufficio territoriale del governo e, in particolare, del ministero dell’Interno a cui afferisce il Centro Nazionale Accertamento Infrazioni – non si è costituita in giudizio né all’atto di citazione né all’udienza di venerdì scorso davanti al giudice. Così facendo, di fatto, non ha ribattuto alle contestazioni, mancando di provare la regolarità dei rilevatori, condizione necessaria per rendere valide le sanzioni.
Per questo il giudice non ha potuto far altro che accogliere il ricorso, annullare il verbale e con esso la multa, restituendo i punti-patente all’automobilista.
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