Spal
26 Gennaio 2018
Domenica a pranzo, l’ennesimo tutto esaurito. Storia, tradizioni e curiosità del tifo avversario: dal Mago Herrera ai Boys San 1969

Spal-Inter, sarà invasione ‘bauscia’ al “Mazza”

di Redazione | 6 min

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Dopo aver stravinto il match sugli spalti della Dacia Arena, la Curva Ovest è attesa da un’altra grande sfida. Domenica, infatti, arriva l’Inter. Match proibitivo per i ragazzi di Semplici, un po’ meno per i tifosi biancazzurri che, già in altre occasioni, hanno dimostrato di potersi meritare il palcoscenico della massima serie.

Gli ospiti, come anticipatamente previsto, riempiranno il settore ospiti con 1.596 tagliandi staccati in fase di prevendita, contribuendo di fatto all’ennesimo tutto esaurito dell’impianto estense visti i 5.099 biglietti totali venduti tra tribuna, gradinata e le due curve.

In attesa di vivere un insolito pranzo della domenica, inganniamo il tempo andando alla scoperta di storia, tradizioni e curiosità della tifoseria interista, da sempre una delle più numerose e seguite del panorama calcistico di Serie A.

STORIA. Come sul campo, anche sugli spalti cominciò tutto con la nascita del mito della Grande Inter del Mago Helenio Herrera. Proprio quest’ultimo, protagonista di tre Scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali, vedendo la “Fossa dei Leoni” dei cugini milanisti, suggerì ai suoi tifosi di riunirsi in una forma primordiale di sostegno alla squadra che fosse in grado di poter organizzare, in maniera coordinata, il tifo sugli spalti di San Siro durante le partite casalinghe dei nerazzurri. A questo proposito, pochi mesi più tardi, nacquero i primi gruppi dei Moschettieri e degli Aficionados.

Per vedere all’opera il vero cuore pulsante e più rappresentativo della passione baùscia però, complici alcune dinamiche di curva, bisogna aspettare la fine del decennio quando, di ritorno dalla trasferta di Bologna datata 26 gennaio 1969, alcuni supporters decisero di staccarsi dall’Inter Club Fossati per dare vita alla leggenda della Curva Nord: i Boys San, all’epoca nome scelto per quel Boy protagonista dispettoso dei fumetti pubblicati sul giornalino della società nerazzurra.

Nel corso degli anni, i Boys si resero protagonisti di diversi modifiche al proprio nome a partire dagli anni Settanta, periodo in cui si identificarono dietro lo striscione “Boys 11 assi” per passare, in seguito, alla denominazione “Boys – Le furie nerazzurre” che rimase fino ai primi anni Ottanta quando, nel 1981, il gruppo assunse l’attuale nome di battaglia “Boys S.A.N”, ovvero Boys – Squadre d’Azione Nerazzurre, in riferimento alle squadre d’azione di Benito Mussolini.

I Boys, nel periodo in cui gli ultras e le curve italiane cominciarono a muovere i primi passi sul terreno del tifo collettivo e di massa, si contraddistinsero per organizzazione e affiatamento: l’Inter era seguita in quasi tutte le trasferte e, proprio in questi anni, si vennero a creare le prime tensioni con i gruppi ultrà avversari come i doriani, i bergamaschi, i granata e i milanisti. Tra le altre curiosità, nel 1979, i lavori di ristrutturazione dello stadio portarono i Boys nell’attuale posizione, al centro curva Nord, mentre, i cugini milanisti si collocarono in curva Sud. Una vera e propria novità visto che, negli anni precedenti, le due tifoserie prendevano posto all’interno del secondo anello arancio, dividendosi a metà lo spazio a disposizione: i nerazzurri verso nord e i rossoneri verso sud.

Gli anni Ottanta segnarono, sulla falsa riga del decennio precedente, uno dei periodi di maggior splendore per la tifoseria nerazzurra, nonostante alcune vicissitudini come gli incidenti con gli ultras romanisti a Milano e con quelli dell’Austria Vienna in Coppa Uefa che turbarono gli animi dei tifosi e portarono all’arresto del leader Franco Caravita, condannato a un anno di carcere in via preventiva prima di venire giudicato innocente. Duri scontri, come quelli del 22 novembre 1981 a San Siro, si registrarono anche con i cugini della Sud. La violenza tra i supporters delle due milanesi, in quegli anni, non si limitava ai giorni di derby tanto che cominciò ad essere frequente anche nella quotidianità.

Per mettere fine a questa situazione di guerriglia, critica per la città stessa, le due fazioni decisero di stipulare un patto di non belligeranza, ancora oggi in vigore. Al termine della stracittadina valevole per il Mundialito 1983 infatti, caratterizzata tanto per cambiare da violenti scontri, le due parti siglarono l’accordo che di fatto contribuì a calmare gli animi. Nei mesi successivi, si assistette a un vero e proprio cambio di rotta. Gli ultras nerazzurri, seppellita l’ascia di guerra, si dedicarono alla realizzazione delle prime coreografie in curva, con tanto di fumogeni e bandierone copricurva, e alla creazione di alcuni gemellaggi importanti con veronesi (fino al 2001), fiorentini (fino al 1987) e sampdoriani (fino al 1992). Tra i gruppi, si fecero largo i Forever Ultras, mentre, i rappresentanti di Potere Nerazzurro vennero cacciati al primo anello a causa di dissidi tra i rispettivi direttivi.

Ma al peggio, come noto, non c’è mai fine. Quando tutto sembrava filare per il verso giusto e la violenza suonava come un vecchio ricordo, nel 1988, un’altra tragedia colpì il calcio italiano e, in particolare, la tifoseria nerazzurra. Al termine di Ascoli-Inter, il tifoso ascolano Nazzareno Filippini venne aggredito e ucciso brutalmente con sassi e bastoni da quattro ultras del gruppo interista degli Skin Heads, di matrice neonazista, suscitando clamore a livello nazionale. Per la Nord fu come subire un colpo basso ben assestato ma, nonostante la gravità del fatto, si riuscì comunque a risollevare.

L’inizio degli anni Novanta coincise con la stagione delle diffide e della dura repressione poliziesca che portò, su ordine di quel Caravita condannato ingiustamente, all’estromissione dalla curva degli Skin Heads e alla depoliticizzazione, dell’intero settore, dai simboli di estrema destra. I gruppi ultras meneghini si diedero un nuovo assetto estetico, più coreografico e organizzativo, con la nascita di un Direttivo che comprendesse tutti i gruppi principali. L’ascesa, dal punto di vista del coinvolgimento e dell’entusiasmo, continuò per tutto il decennio fino agli inizi del secolo successivo quando a causa di risultati sportivi poco soddisfacenti ed enormi delusioni, su tutte l’incredibile epilogo del 5 maggio 2002, l’intera tifoseria organizzata perse tutto il potenziale acquisito nelle stagioni precedenti.

La rinascita sul campo avvenne qualche anno dopo e toccò l’apice, sia dal punto di vista sportivo che di quello del tifo, con il triplete del 2010, firmato Josè Mourinho. L’illusione di aver finalmente ritrovato una squadra pronta a dominare in Italia e in Europa, però, durò solamente pochi mesi. Ben presto, con il susseguirsi di allenatori poco competenti come Stramaccioni, Mazzarri, Pioli e De Boer e la mancanza di una società forte e organizzata alle spalle, la curva nerazzurra, riabituata da poco ai trionfi, si spense gradualmente, riacquistando un minimo di entusiasmo solo nella prima parte di questa stagione, con l’arrivo sulla panchina di un condottiero come Spalletti e il progetto tutto orientale promosso dal gruppo Suning.

Ad oggi, i gruppi principali in Curva Nord sono: i Boys San 1969, Ultras 1975, Viking 1984, Irriducibili 1988, Boys San sezione Roma 1980, Bulldogs 1988 e Brianza Alcoolica 1985. Dal 2007, al fine di organizzare la gestione e l’organizzazione del tifo e delle coreografie, la tifoseria si è unita nel Direttivo Curva Nord Milano 1969, mantenendo i propri striscioni in casa ma riunendosi dietro il vessillo “C.N.’69” in trasferta.

GEMELLAGGI/AMICIZIE. La tifoseria baùscia ha rapporti di gemellaggio con i supporters della Lazio, del Varese, del Valencia e del Nizza. Stima e rispetto reciproco, invece, si hanno nei match con Liverpool e Millwall.

RIVALITÀ. I nerazzurri sentono molto la rivalità nelle partite con i cugini del Milan, Juventus, Torino, Roma, Napoli, Atalanta, Ascoli, Brescia, Como, Cesena, Austria Vienna, Parma, Rapid Vienna, Genoa, Bologna, Palermo, Hellas Verona e Livorno.

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