di Marcello Celeghini
Un uomo riservato, pacato, umile e umano. Sono questi gli aggettivi che sono riecheggiati più volte dentro la piccola chiesa di San Gregorio in via Del Cammello stipata di persone venute a dare l’ultimo saluto a Giuseppe ‘Nino’ Sgarbi, patriarca di una famiglia che ha fatto della cultura e dell’arte il proprio vivere quotidiano. Il padre di Vittorio ed Elisabetta si era spento nelle prime ore di martedì 23 gennaio alla veneranda età di 97 anni, dopo un breve ricovero all’Ospedale Sant’Anna di Cona.
Un uomo colto e dedito alla sua famiglia e al suo mestiere di farmacista e che ha saputo dare spazio alle due personalità irruente ed eclettiche della moglie Rina e del figlio Vittorio. Proprio la mancanza della sua Rina, scomparsa tre anni fa, per Giuseppe Sgarbi è stato un duro colpo. Solo grazie alla scrittura, che lo ha visto esordire a 93 anni con il suo primo romanzo, era riuscito a dare senso agli ultimi anni di vita. Le esequie sono state celebrate dell’arcivescovo emerito di Ferrara, Luigi Negri, che durante l’omelia ha tracciato la figura di Sgarbi come quella di un uomo che “ha vissuto nel segno della fede”: “Ogni volta che mi capitava di incontrarlo, il suo sguardo emanava la pienezza della vita, una vita vissuta nella fede. Chi dice che la vita di fede è inutile e sprecata deve guardare all’esempio di quest’uomo”.
“Un vero patriarca”. Questo è il ricordo del figlio Vittorio mentre varca la porta della chiesa, dove molti decenni fa i suoi genitori si sono sposati, nel vedere riuniti in uno spazio così angusto i famigliari tra cui i figli Luna, Evelina e Carlo, i parenti, gli amici dei genitori e i tanti amici e conoscenti suoi e della sorella Elisabetta. “Mio padre era la forma, mia madre l’energia. Mia madre aveva un’irruenza divisiva, Nino era l’uomo della pacatezza che univa tutta la famiglia. Se negli anni della giovinezza e dell’età adulta sono stato sempre più legato a mia madre per indole, interessi e modo di fare, negli ultimi anni il progressivo spegnersi dell’energia della Rina mi ha fatto scoprire la grandezza di mio padre, fino ad allora rimasta nell’ombra. Una grandezza che si è manifestata nei suoi libri che ho finito per apprezzare più di quelli che ho scritto io”.
Molto più intimo il messaggio di Elisabetta a margine della cerimonia. “Tutti i fine settimana tornavo a casa dai miei genitori, erano le mie radici, erano i miei migliori amici. Quando ho capito alcuni giorni fa che anche mio padre se ne sarebbe andato, con un groppo alla gola, ho pensato che non aveva più senso tornare a casa. La sfida ora sarà fare rivivere la casa di Ro con uno spirito nuovo trasformando i ricordi in ologrammi di vita. Oggi- spiega commossa Elisabetta- ho qui con me il libro a cui mio papà ha lavorato negli ultimi mesi ma che non riuscirà a vedere, leggerlo sarà un pò come averlo li davanti”. Oltre a ‘Il canale di cuori’ in libreria nelle prossime settimane, la volontà di Elisabetta, aiutata dall’amico e collega Giuseppe Cesaro, è quella di fare uscire postumi altri due libri scritti dal padre ‘Dietro il parco’ e ‘Il viaggio non è finito’.
Tante le personalità venute a dare l’ultimo saluto a Giuseppe Sgarbi: erano presenti i sindaci di Ro, di Ferrara e di Stienta che hanno preso la parola per un breve ricordo, i sindaci di Urbino e San Severino Marche e Castiglion Fiorentino molto vicini a Vittorio. Presenti anche i vertici della casa editrice ‘La Nave di Teseo’ della quale è presidente Elisabetta e l’amico scrittore Roberto Pazzi che ha letto la poesia ‘Padre’ di Camillo Sbarbaro. Non mancavano neppure alcuni volti noti dello spettacolo amici di Vittorio come Gianfranco Vissani e Tony Renis. Proprio Renis, mentre il feretro usciva dalla chiesa pronto per raggiungere quello dell’amata Rina che riposa nella cappella di famiglia del cimitero di Stienta, ha intonato la celebre canzone di Modugno ‘Ciao ciao bambina’.
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