Economia e Lavoro
8 Gennaio 2018
Autorizzate 748mila ore rispetto ai 3,1 milioni del 2016. Cgil: "Non è più un delirio, ma lontani dai numeri pre-crisi"

Cassa integrazione, sospiro di sollievo per Ferrara

di Elisa Fornasini | 3 min

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Se la cassa integrazione fosse una malattia (e per certi aspetti lo è), la provincia di Ferrara sarebbe passata dal convivere con un brutto male a una normale influenza. Il 2017 estense non è stato solo l’anno delle calotte, ma anche dei segnali di guarigione per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali riservati alle imprese in difficoltà.

Il Ferrarese scende infatti dal triste podio dell’uso della cassa integrazione (nel 2016 era al terzo posto a livello nazionale) per rientrare nella media. Una notizia positiva da prendere comunque con le pinze.

Ma veniamo ai dati. Nell’anno appena trascorso sono state autorizzate (che non significa effettivamente sfruttate) 748mila ore di cassa integrazione ordinaria. Un numero che piazza il nostro territorio a metà della ‘classifica’ regionale (dopo Modena, Bologna e Piacenza), ma il dato rilevante non è tanto il confronto con la situazione emiliano-romagnola, quanto il raffronto con il passato.

L’anno precedente, come detto considerato disastroso, si erano registrate 3,1 milioni di ore di Cigo. Insomma, il calo è stato importante: pari al 75,8%. E il paziente, anche se ancora sotto cura, tira un sospiro di sollievo.

La diagnosi viene dalla Cgil elaborando i dati forniti dall’Osservatorio sulla Cassa Integrazione Guadagni dell’Inps relativi all’arco temporale da gennaio a novembre. “Il calo di un quarto è sicuramente importante rispetto al delirio del 2016 – analizza Riccardo Grazzi, segretario Cgil – ma siamo comunque ben al di sopra del periodo prima della crisi quando, pensando al triennio 2005-07, la media superava di poco le 300mila ore di cassa integrazione”.

La crisi non è alle spalle, però almeno c’è stata una ripresa? “Probabilmente sì, ma servono i dati delle ore lavorate per capire l’effettivo aumento dell’occupazione e il rimbalzo positivo della produzione – frena il sindacalista -. Inoltre questo strumento costa di più ora rispetto al passato e dura di meno, quindi la sua estensione è calata ovunque. Senza considerare le aziende che hanno cessato l’attività, i molti licenziamenti e l’aumento dei part time volontari per sgravare i costi di manodopera. Tutti aspetti che condizionano i dati, ma non si sa in quale proporzione”.

Il settore che ricorre maggiormente agli ammortizzatori sociali è la meccanica di precisione. Mentre l’attenzione è puntata alla “contrazione di aziende nell’Alto Ferrarese, un fatto preoccupante in quanto si tratta del polmone industriale della provincia”, il rappresentante Cgil snocciola altri dati: “Abbiamo registrato un accordo di solidarietà attiva, quattro accordi di cassa integrazione straordinaria, due accordi di fondo integrazione salariale e altri accordi in deroga ma la cosa positiva è che non abbiamo giacenza. A parte quattro accordi non ancora riconosciuti dall’Inps, non ci sono posizioni pregresse ancora da gestire. Non vuol dire che va tutto bene, ma dimostra la capacità di dare una risposta sociale”.

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