Con questa amministrazione perderebbe la pazienza anche Giobbe. Nella Civiltà dei Rifiuti s’è deciso di far pagar dazio ai diretti responsabili delle montagne di roba buttate via. Era ora! Ma qui stranamente si pretende che i cittadini conferiscano rifiuti “indifferenziati” introducendoli in un accrocco detto “calotta”, la cui povertà tecnologica costringe pure all’azionamento manuale di una leva che con l’andar del tempo diverrà sozza come un bastone da pollaio.
Poiché ne hanno discusso in Consiglio Comunale, mi sono sciroppato lo streaming della seduta del 11/11/2017 per sentire le novità in proposito. Fatica inutile, nessuna novità. Il sindaco però s’è esibito con molta competenza e autorevolezza, precisando allo scettico Consigliere Rendine di saperla lunga in materia grazie anche alla sua esperienza di Presidente Atersir (carica ricevuta per acclamazione degli altri sindaci, ha dovuto aggiungere per modestia). E a dimostrazione del suo sapere ha proclamato: “I sistemi di raccolta sono due, o le calotte o il porta a porta”.
Il che è vero per legge come è vero che Rendine e Tagliani sono gemelli omozigoti.
Il Dm 20 Aprile 2017 della Tariffazione Puntuale in €/Kg (non in €/litro!) contempla non due, ma tre sistemi di valutazione della quantità di rifiuti conferiti. E il primo, quello ignorato, è proprio quello che richiede la pesatura senza l’obbligo di stimare a spanne.
Evidentemente, in tutto il Consiglio Comunale nessuno aveva in mente il Dm, perdendo così l’occasione di chiedere al primo cittadino se gradirebbe servirsi da un fornaio che attribuisca il peso della coppia di pane vendutagli sulla capienza del sacchetto di misura unica in cui lo incarta. Perché è questa l’interpretazione che i suoi amici Hera hanno dato al “limitatore volumetrico”, l’ultima opzione offerta dalla legge.
Al tempo in cui per impastare la malta ci sono betoniere di tutti i tipi, la “calotta” offre il risultato della misura indiretta con la stessa precisione automatica offerta da un badile.
Eppure, quando in ogni smartphone c’è un accelerometro a tre assi in un chip da pochi centesimi vuol dire che una robusta bilancia elettronica si fa con quattro soldi grazie alla varietà di dispositivi integrati a prezzo vile fra cui scegliere (estensimetri, celle di carico, chip con accelerometri e finanche giroscopi), e non c’è affatto necessità di accrocchi meccanicamente rozzi come la calotta, che al primo gelicidio si bloccheranno in massa.
Bastava non invertire l’ordine stabilito dal Dm 20 Aprile 2017: era da preferire la prima opzione di misura, non l’ultima; e sopratutto la decisione su tale preferenza, che spetta solo ai Comuni, andava imposta ai Gestori. Dove sta scritto che siano i Gestori a decidere cosa fare e non fare?
Ma a Ferrara il dare ordini ad Hera è quasi blasfemo, tanto più che senza avere un’idea in testa non ci si riesce proprio (indovinello: chi l’ha invitata, facendole ponti d’oro?).
Conclusione. Adesso ci sono “calotte” che rimarranno sul groppone (al prezzo stabilito da Hera) anche agli eventuali successori di Hera come Gestori, e di conseguenza continuati ad essere affibbiati a noi utenti felici. Per evitare ancora esperienze che somigliano molto ad impugnare una pistola, prendere accuratamente la mira e spararsi sulle p…, chi voterà la prossima volta dovrà accertarsi che i suoi candidati sappiano del mondo reale qualcosina in più oltre all’ammontare degli emolumenti corrispondenti alle poltrone.
Paolo Giardini