
di Giuseppe Malatesta
Comacchio. Un sindaco con un passato da ‘pappone’, corrotto e affaccendato a favorire le speculazioni edilizie di finanziatori frettolosi di riciclare denaro sporco in un moderno centro commerciale sulla costa, lì dove il piano regolatore non lo consentirebbe. “Facciamo qualche modifica, da agricola la rendiamo edificabile” la soluzione del generoso primo cittadino – soprannominato ‘magna-magna’ – di fronte al pressing dei disonesti. “La valle è nostra, qui controlliamo noi”.
Tutto ciò in una Comacchio omertosa, violenta e malavitosa, “nel buco del c*** del mondo”. Un quadretto non particolarmente generoso quello riservato alla cittadina lagunare dagli sceneggiatori dell’ultima puntata de L’ispettore Coliandro, la serie Rai diretta dai Manetti Bros cucita addosso al personaggio di Carlo Lucarelli, quel Coliandro tanto spazientito dalle ‘strade verso il nulla’ che costeggiano le valli comacchiesi e argentane.

‘La fine del mondo’ – per l’appunto – il titolo della puntata andata in onda venerdì 24 novembre, girata nella cittadina dei Trepponti a giugno scorso anche nell’ufficio del vero sindaco di Comacchio, Marco Fabbri.
“La produzione Rai della fiction l’Ispettore Coliandro ha piacevolmente ‘occupato’ il mio ufficio per girare alcune scene della nuova serie. Continua la promozione per Comacchio” scriveva Fabbri. Una promozione bizzarra, colorita, diversa da quella vista in occasione di altre produzioni televisive e spot girati in zona, ma pur sempre promozione. In stile Coliandro. O in stile Manetti Bros, i due registi che non hanno convinto proprio tutti i comacchiesi e basso-ferraresi, a giudicare da quel che si leggeva in giro sui social all’indomani della messa in onda.
“There is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about” direbbe Oscar Wilde: “bene o male, purché se ne parli”. Un detto che, per stavolta, Comacchio si farà bastare.
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