«La nuova modalità di raccolta dei rifiuti indifferenziati, le calotte, è stata intimata ai cittadini. Il ritiro della Carta Smeraldo, non è un atto dovuto. È un’imposizione; e come tutti gli ordini, il primo impulso è il rifiuto. Poi, stante così le cose, anche il secondo stimolo verosimilmente sarà di ripudio». È la posizione di Aldo Ferrante, portavoce del “Comitato vittime della pubblica amministrazione”, in merito al tema che più di tutti tiene banco in città: il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti.
«A Ferrara, fino all’introduzione delle calotte, non si erano mai visti i rifiuti fuori dai cassonetti (un discorso a parte lo meritano i rifiuti ingombranti lasciati incivilmente a macchia di leopardo negli ultimi anni vicini ai cassonetti)», osserva Ferrante, «poi, Sindaco ed Hera, hanno deciso il sistema “Carta Smeraldo”, ed è arrivato l’abbandono. Un degrado di notevoli dimensioni, la cui responsabilità è da addossare esclusivamente ad Hera ed al sindaco, non ai ferraresi».
Ferrante si chiede anche altre cose, non tutte nuove: «Perché il Comune di Ferrara non ha bloccato il nuovo sistema, in attesa del nuovo contratto che scade a fine 2017? A chi è congeniale? Perché le tariffe dell’immondizia non erano pronte prima della messa in funzione delle calotte, in modo che i cittadini potessero farci dei calcoli ed a ragione esprimere pareri? A che cosa è funzionale questa strategia? Se i cittadini non ne traggono evidenti vantaggi da questo “nuovo sistema”, chi ci guadagna? Considerato che circa il 50% della plastica che differenziamo, diventa materiale per produrre energia (bruciata), perché si continua a diversificarla?».
Un’ultima osservazione Ferrante la dedica al posizionamento di nuovi cassonetti a calotta in centro: «Ma il sindaco non aveva detto di frenare? Oppure intendeva accelerare?», chiede il portavoce del Comitato ma, a dire il vero, il Comune ha solo chiesto di rallentare le attivazioni delle aperture con solo la tessera.
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