A fronte del presunto mancato versamento di imposte all'Agenzia delle Entrate - pari a circa 8,5 milioni di euro nel triennio 2022-2024 - e di una situazione economica complessivamente delicata, anche la Procura di Ferrara - pm Isabella Cavallari - ha presentato un'istanza di liquidazione giudiziale nei confronti della Spal Srl, riconducibile ai soci americani Joe Tacopina e Marcello Follano
Il giudice Caruso: "Ho letto la rassegna stampa di questi giorni e vedo che il clima politico si sta surriscaldando. In queste condizioni non posso rilasciare interviste e unirmi alle tante voci che si sovrastano, con toni sempre più alti"
Marco Vincenzi, indagato per il presunto accesso abusivo alle banche dati Inps, replica alle notizie riguardanti il presunto dossieraggio sull'ex consigliera comunale Anna Ferraresi. I fatti sarebbero riferiti ad un periodo compreso tra il marzo e giugno 2020
“Ero appena arrivato a Bologna, era l'ultimo arrivato. Mi hanno affidato le grane più fastidiose, cioè il processo per l'Italicus bis e successivamente uno stralcio del processo alla strage di Bologna”
Resta indagato a piede libero Luca Cavicchi, il 63enne investigatore privato di Ferrara, il cui nome rientra nel primo filone dell'inchiesta sulla presunta rete di hacker che avrebbero sfruttato contatti con pubblici ufficiali 'infedeli' per ottenere in formazioni dalle più svariate banche dati con l'obiettivo di 'spiare' personaggi eccellenti
Cinque persone in manette e due denunciate a piede libero. È questo il risultato dell’operazione “Aurum” condotta dai carabinieri della compagnia di Ferrara all’alba di venerdì. Gli arrestati e i denunciati – con diversi ruoli – sono tutti coinvolti nella violenta rapina avvenuta il 28 gennaio scorso ai danni del titolare del compro oro “Aurum” di corso Porta Mare. I dettagli dell’operazione sono stati forniti in una conferenza stampa dal capitano Marco Angeli e dai comandanti Antonio Di Noia (Radiomobile) e Gennaro Carrassi (Norm).
Cinque agli arresti, due a piede libero. In carcere – su disposizione del Gip – con l’accusa di rapina, sequestro persona e lesioni personali sono finiti in particolare i fratelli D.J, 22 anni, e K.B. 28 anni, entrambi cittadini italiani, appartenenti a una famiglia nomade di etnia Rom residente nel territorio di Jolanda di Savoia. I due sono ritenuti gli autori materiali della rapina: sono stati riconosciuti entrambi in fotografia dalla vittima e la loro presenza in corso Porta Mare al momento del colpo è stata accertata tramite l’analisi delle celle telefoniche attivate. Entrambi, peraltro, dopo la rapina sono andati in Francia per una settimana. Con loro sono finiti in carcere due ricettatori: il padre dei rapinatori, un ferrarese e un palermitano. Altri due ricettatori (tra i quali uno zio dei rapinatori) sono stati denunciati a piede libero per ricettazione.
La rapina. Alle ore 11,30 circa di sabato 28 gennaio i due giovani sono entrati a volto scoperto nel negozio di compravendita di metalli preziosi, con il pretesto di mostrare un quadro al titolare (un uomo di 73 anni), appassionato d’arte. I due sono riusciti in qualche modo a fare uscire l’anziano esercente dal box a lui riservato – luogo separato, per ragioni di sicurezza, da quello a cui accedono i clienti – immobilizzandolo ed entrando nell’area di sicurezza del negozio. Uno dei due fratelli ha quindi afferrato la vittima per il collo e l’ha gettata a terra all’interno del box. Qui entrambi hanno preso calci e a pugni il 73enne, fino a provocargli la frattura della tibia sinistra. Lo hanno poi immobilizzato bloccandogli i polsi e le caviglie con del nastro adesivo, impedendogli di chiedergli aiuto tappandogli la bocca, sempre con lo stesso nastro adesivo.
Da sinistra, seduti: il comandante del Radiomobile Antonio Di Noia, il capitano Marco Angeli e il comandante del Norm Gennaro Carrassi
Uno dei due rapinatori ha aperto la cassaforte, che era socchiusa, appropriandosi del contenuto (denaro, 1,3 kg di preziosi in oro e quasi 3 kg d’argento). Prima di allontanarsi i due hanno anche sottratto il denaro contante che l’anziano titolare del compro oro aveva nel portafogli e il telefono cellulare dello stesso. Un bottino complessivo dal valore di 50mila euro. Soltanto tre ore più tardi la figlia della vittima, allertata dalla madre che aveva telefonato preoccupata per il mancato rientro a casa del padre per il pranzo, assieme al compagno si era recato al negozio, trovando il genitore ancora a terra. L’uomo è stato subito soccorso e ricoverato presso l’Ospedale di Cona dove i medici gli hanno diagnosticato contusioni sul corpo e la frattura composta della tibia sinistra con una prognosi superiore a 40 giorni, in quanto alla fine dello scorso mese di marzo non aveva ancora riacquistato le piene funzioni motorie.
Il passo falso. Dopo la rapina entrano in gioco gli altri tre arrestati e i due denunciati a piede libero, che dovevano occuparsi della ricettazione. Ed è proprio in questo frangente che si sono scoperti: uno di loro, infatti, P.A., ferrarese di 36 anni, aveva il compito di rivendere un piccolo quantitativo di monili in oro (118 grammi) e, per farlo, si è recato proprio nel negozio Aurum, dove erano stati rubati, appena due settimane dopo la rapina. La figlia si è accorta di tutto e ha lanciato l’allarme ai carabinieri che, prontamente intervenuti, hanno arrestato P.A., che adesso si trova ai domiciliari. Da lui sono partite le decisive attività investigative con l’analisi dei tabulati e delle frequentazioni.
L’uomo è risultato essere collegato a una famiglia di commercianti d’auto usate, residente a Jolanda. A quattro persone in particolare, tra le quali i due giovani autori materiali della rapina, il loro padre e lo zio.
I ricettatori. Il giorno stesso della rapina il bottino era stato affidato a uno zio, H.G. (denunciato a piede libero per ricettazione), che poi lo ha consegnato al cognato D.N., 52 anni, macedone, padre dei rapinatori – ora in carcere -, il quale, a sua volta, lo ha dato, per la vendita, al palermitano S.M., 47 anni, anche lui in carcere. Quest’ultimo si è occupato personalmente della vendita di una parte di ciò che aveva ricevuto mentre per l’altra parte si è avvalso dell‘opera del fratello S.L. (denunciato a piede libero, unico completamente incensurato) e del complice ferrarese che ha fatto il ‘pasticcio’ presentandosi al Aurum. I carabinieri hanno accertato che ci sono stati sei tentativi in tutto di piazzare la merce rubata e finora sono riusciti a recuperare circa 128 grammi tra monili d’oro e argento. Nel corso delle perquisizioni eseguite all’alba di venerdì è stato trovato anche un lingotto d’argento, molto probabilmente provento di un furto, ma sono in corso le analisi per verificare l’esatta provenienza.
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