Spal
16 Settembre 2017
Un po' di storia dei tifosi rossoblu che domenica saranno in massa al Paolo Mazza

Spal-Cagliari. Alla scoperta della curva avversaria

di Redazione | 3 min

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Ferrara saluta il capitano Mirco Antenucci accolto nella residenza municipale dal sindaco Alan Fabbri e dall'assessore allo Sporto Francesco Carità. All'attaccante mancano ancora due partite nelle quali, insieme ai compagni, farà di tutto per salvare la Spal ma la città estense lo attenderà, in ogni caso, anche nel 2026  quando parteciperà come tedoforo di Ferrara per il percorso della Fiamma olimpica

La Spal e gli spareggi. Questione di non feeling

Agli amanti dei numeri e delle statistiche non sarà passato inosservato che, dalla stagione 1990/1991, anno in cui lo spareggio di Verona contro la Solbiatese regalò la C1 ai biancazzurri, la Spal non ha mai più conquistato una promozione o una salvezza attraverso i playoff o i playout

Foto gentilmente concessa da Giuseppe Voltattorni

di Davide Soattin

Domenica pomeriggio arriverà a Ferrara il Cagliari e al suo seguito, nella rinnovata curva est, ci sarà un consistente manipolo di fedelissimi pronti a tifare e spingere gli uomini di Rastelli, nonostante le difficoltà logistiche della trasferta.

Il match del “Paolo Mazza” sarà, dunque, l’occasione per il pubblico ferrarese di confrontarsi con una realtà che mancava dalla città estense dal maggio 1979. Le due squadre, in quell’anno, si incontrarono per l’ultima volta in Serie B.

Storia. Il tifo organizzato cagliaritano nasce all’inizio dei lontani anni ’70, dopo che la formazione rossoblu raggiunse, nel campionato 1969-1970, un miracoloso primo posto nella massima serie, grazie alle reti di “Rombo di tuono” Gigi Riva.

La vittoria del primo scudetto, difatti, si rivelò fondamentale per l’apparizione dei primi movimenti di curva tra cui i “Fossa Ultrà” ed i “CUYS” (Commando Ultrà Young Supporters) che, dopo la fusione del 1985, diedero vita al rinnovato gruppo “UCCN” (Utrà Cagliari Curva Nord) affiancato dagli “Eagles”.

In seguito, si formarono una serie di piccoli gruppi come i “Crazy Boys”, la “Brigata Sant’Elia”, i “Panthers”, i “Rebels”, i “Miserabili”, i “Bunker Skin” ed i “Furiosi”. Quest’ultimi, nati nel 1989, furono il frutto della fusione di piccole schiere radicali che, assieme alle “Vecchie Facce” di estrema destra, portarono il tema della politica all’interno del settore più caldo dello stadio, la Nord.

È il 1987, però, l’anno chiave per il movimento ultras della formazione sarda. In questo periodo, nonostante la retrocessione in C1 degli isolani, si realizza l’ascesa degli “Sconvolts”, gruppo che guiderà la tifoseria per diverso tempo dopo aver “eliminato”, in una lotta intestina, i “Furiosi” a causa di una spaccatura dovuta a differenti visioni d’insieme e mentalità contrastanti.

Tra le motivazioni della rottura, su tutte, vi è la perdita dello striscione identificativo per ben due volte. La prima ad opera dei milanisti nella stagione 1991-92, mentre, la seconda negli anni 2000 in seguito a tafferugli con i supporters dell’Ancona.

Rapporti. La tifoseria cagliaritana ha rapporti di amicizia e rispetto reciproco con le città di Olbia, Carbonia, Nuoro e Calangianus. Non si registrano, invece, gemellaggi con altre piazze anche se in passato si era creata un’ importante intesa con i movimenti ultras di Foggia, Hellas Verona, Inter, Genoa, Bari, Napoli, Ancona e Lazio. Da notare con curiosità come, negli anni, con quest’ultime si siano verificati scontri e tafferugli, incrinando ogni tipo di legame di partenza che si era creato.

Le rivalità più sentite si manifestano, invece, nelle partite contro Torres (motivo territoriale e campanilistico), Napoli (in seguito agli scontri del 1997 tra tifoserie e forze dell’ordine all’esterno del San Paolo in occasione dello spareggio salvezza Cagliari-Piacenza) e Milan (visto il gemellaggio in passato con la curva Nord nerazzurra prima che si rompesse definitivamente).

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