
Galeazzo Bartolucci (foto di Paola Saetti)
Era la Montmartre di Ferrara. Nelle guide turistiche ferraresi si legge che in piazzetta Fratelli Bartolucci pittori e artisti vi si radunavano per disegnare e creare. Qui abitarono anche artisti famosi, come la famiglia dei Filippi, noti pittori del ‘500: Giacomo, Camillo e Sebastiano detto il Bastianino, cui si devono affreschi in Castello Estense e nella Cattedrale.
In questo luogo incantato, che fino a ieri sembrava congelato dal tempo, si era trasferita due secoli fa questa famiglia originaria di Castelfiorentino acquistando Palazzo Tedeschi. Qui aveva sede anche un emporio di articoli musicali, poi trasferito nel negozio storico dell’angolo 4S, con l’insegna “Pistelli e Bartoluicci”, attivo dal 1837.
Il prezioso negozio di antiquariato di Galeazzo Bartolucci era attivo da oltre vent’anni, anche se dopo il sisma del 2012 l’attività aveva perso la continuità precedente. Gli oggetti antichi erano la sua passione, che coltivava fin da ragazzino, quando iniziò a lavorare come garzone in un negozio di antiquariato vicino al Duomo di Ferrara.
Così come invece il cinema era la passione del figlio, Giovanni. Sue sono le migliaia di pellicole riversate nel cortile privato dai vigili del fuoco dopo l’incendio. Giovanni aveva lavorato come proiezionista al cinema Alexander, chiuso nel 2006. Successivamente aveva coltivato la sua cinefilia accumulando una immensa collezione di materiale, tra manifesti e locandine. L’ultimo “bottino” gli era stato regalato da Alberto Squarcia, presidente della Ferrara Film Commission di cui Giovanni era socio: “l’ultimo ricordo che ho di lui – racconta Squarcia -è di poco tempo fa. Gli regalai uno scatolone pieno di film in vhs che ormai non guardavo più. Era felicissimo”,
Lo scorso maggio Giovanni aveva inaugurato una importante mostra di cimeli fotografici a Lonigo, in Veneto; una mostra curata assieme all’architetto Giuseppe Di Bella, arrivato ieri anche lui a Ferrara dopo aver appreso al tragica notizia.
Squarcia conosceva anche il padre “da tantissimi anni. Era geloso delle sue cose, gli dispiaceva quasi vendere gli oggetti che cercava e custodiva. Era un uomo di una mitezza assoluta. Parlava pacatamente, delicatamente. Credo che vivesse in una disperazione enorme per arrivare a compiere un gesto simile. So che la moglie aveva problemi di salute e che il figlio era disoccupato”.
A questo si aggiungono i debiti con la banca e l’asta giudiziaria che gli aveva tolto un pezzo della sua vita, per un debito da 65mila euro che Bartolucci aveva contratto anni prima. Una vendita dell’importo di 230mila euro che comprendeva anche la bottega di antiquariato, stimata in poco meno di 70mila euro. Chi se li è aggiudicati ha sborsato poco più di 100mila euro.
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