Attualità
24 Aprile 2017
Il precursore della fotografia aerea per la prima volta al festival ferrarese

Wolfgang Bieck, dalla Germania alla Vulandra ‘in aquilone’

di Redazione | 3 min

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Quest’anno la Vulandra ha l’onore di ospitare nomi illustri fra i suoi ‘appassionatissimi’, e uno di questi è il tedesco Wolfagang Bieck, aquilonista ma soprattutto precursore della fotografia aerea e vincitore, nel ’95, del Gran Premio “Centennial Kite Aerial Photography” dell’Hall of Fame di Long Beach. Già ‘in pista’ all’apertura del festival, Wolfgang rivela qualche curiosità sulla sua singolare passione, prima di esporre, presso gli stand, alcune delle sue vere e proprie ‘opere d’arte’.

Quando e come è nata la passione per la fotografia aerea? E’ sempre stato un hobby o ne è nato anche un lavoro?

Ho cominciato con la fotografia aerea tra l’87 e l’88, ed è rimasta sempre un hobby. Adesso sono pensionato – un felice pensionato! – ma di lavoro facevo l’insegnante di biologia, chimica ed etica. Adesso è chiaro, ho più tempo di prima da dedicare alla mia passione, ma ho sempre cercato di ritagliarmi del tempo anche quando lavoravo. Sono stato in Indonesia, Corea, Scandinavia, Inghilterra, Belgio, California, e in molti altri posti. E questo ho potuto farlo solo nel corso degli anni! Sono sempre stato affascinato dall’andare alla scoperta del mondo attraverso gli occhi di un uccello. E’ questo che fa la fotografia aerea: permette di cogliere immagini ad un’altezza e ad un’angolazione davvero particolare, che non si coglie neanche dall’aereo, perché è troppo alto. Certo, adesso ci sono i droni, ma io ho iniziato molto prima di loro.

Come funziona quindi?

Io uso per esempio un aquilone che sembra quasi anonimo, ma è leggerissimo, e vola anche quando c’è un filo di vento. Sopra sono applicate delle macchine fotografiche altrettanto leggere, e lo scatto avviene tramite un radiocomando. Al festival verrà anche un amico aquilonista, Andrea Casalboni, che porterà alcune macchine fotografiche d’epoca, che una volta si usavano quando non c’erano quelle ‘micro’. Oggi sembra una cosa impensabile.

E’ la sua prima volta a Ferrara. Come le sembra la città e il suo festival?

E’ certamente stato un lungo viaggio, ma ne è valsa la pena. Appena sono arrivato in questo bellissimo parco, mi sono sentito a casa. Non per il clima, che a casa mia sforava i 10 gradi e qui è quasi estivo, ma perché quando sono a casa mi piace rilassarmi e immergermi nella natura, e per il festival questa tranquillità è ideale. Penso che insieme ad Andrea nei prossimi giorni faremo un’escursione per Ferrara, e mi piacerebbe farne un piccolo report fotografico aereo.

Cos’è per te la fotografia aerea in una parola?

Imagination. Per avere l’idea di come cogliere la realtà, bisogna avere senza dubbio immaginazione, perché la prospettiva da quell’angolatura non la puoi vedere in anteprima. Devi prima immaginarla, e poi buttarti. Ed è bello scoprire che non sempre, ma molto spesso, la realtà è ancora più bella di quello che ti eri immaginato. Se esiste una droga, per me quella è la realtà di questo mondo, e ne voglio scoprire ogni angolo.

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