Il cielo di ombrelli che aveva incollato i passanti agli smartphone per immortalare gli originali addobbi che coloravano via Mazzini rischia di rimanere solo un ricordo. Le passeggiate all’ombra dei variopinti pezzi di stoffa potrebbero non allietare l’imminente primavera di ferraresi e turisti. E il motivo è chiaro, anche se contestato da diversi commercianti della via e dai cittadini che ne avevano apprezzato l’inventiva.
Soprintendenza e Comune di Ferrara hanno infatti bocciato la terza edizione degli ombrelli colorati di via Mazzini. Non si tratta di un vero e proprio divieto ma di un forte ‘no’ nei confronti di un’iniziativa definita banale e ripetitiva, non adatta a un centro storico patrimonio Unesco. Bocciata anche la proposta di una distesa di ombrelli biancoazzurra in onore dei recenti successi della Spal.
Dopo la presa di posizione dell’Ascom, che ha esortato gli esercenti a riproporre il popolare e suggestivo evento, interviene anche il mondo politico. La prima a mobilitarsi è la consigliera Paola Peruffo (FI) a difesa della decorazione, nonostante “non costituisca più una novità per la città e, per le capacità creative che contraddistinguono noi emiliani, possiamo indubbiamente dar vita a qualcosa di nuovo che sappia stupire”.
Ciò che stupisce maggiormente la consigliera forzista è la presa di posizione di un organismo tecnico come la Soprintendenza. “Fatico a comprendere la non ammissibilità di un’iniziativa precedentemente approvata – spiega Peruffo -, dal momento che ad essere giudicato in questo caso è il suo grado di appeal e non l’impatto ambientale della proposta. Mi si conceda il paragone, ma è come se i costumi di una sfilata del Palio venissero bocciati non perché fuori contesto, ma semplicemente perché già ammirati nel corso di un precedente evento”.
Da qui il paragone con altre “brutture” per sapere dove fossero Soprintendenza e Comune di Ferrara quando “il decoro del centro storico è stato ripetutamente percosso da iniziative di impatto notevolmente più forte della terza edizione degli ombrelli colorati”.
Di esempi, secondo la consigliera forzista, ce ne sono a bizzeffe. “Tutti ricorderanno l’esercizio commerciale (non più esistente), ubicato sotto i portici dell’ex Palazzo della Ragione, che presentava insegne luminose a caratteri cubitali, pur affacciato sulla piazza principale di Ferrara – ricorda Peruffo -. Come non dimenticare poi le distese di biancheria e paccottiglia varia sul sagrato del Duomo, in modo da coprirne la facciata da pochi metri? E i tanti negozi sfitti, in condizioni di abbandono, con laterizi in bella vista, nelle immediate vicinanze dei principali monumenti cittadini? In quel caso è stata fortunatamente accolta la mia istanza a coprire le vetrine con appositi pannelli, un risultato acquisito anche grazie alle segnalazioni di molti residenti.
Poi “sarebbe perfino dispersivo parlare dei vari ‘mercatini’ sul Listone, compreso quello di Natale, oggetto di infinite critiche fino a giungere all’apprezzata (e sospirata) soluzione stilistica dell’ultimo anno – prosegue Peruffo -. Quando mai si è sentita a tali propositi la voce delle Belle Arti? Forse in sparuti casi, con interventi parziali e tardivi”.
In ultimo, “non tanto una critica, quanto un mero suggerimento rivolto al Ferrara Buskers Festival”. “Bene l’esotismo di artisti che giungono da ogni parte del mondo e il pubblico variopinto a fare da contorno – aggiunge l’esponente di Forza Italia -. Mi aspetterei però che il Comune di Ferrara richiedesse un innalzamento del livello qualitativo degli stand gestiti dall’organizzazione, in particolare per la vendita del proprio merchandising. Giusto per capirci, si tratta di strutture costituite da pallet di legno semi-dipinti, su cui vengono stese gadget e magliette, accompagnati da carrelli della spesa per il trasporto del campionario. È vero che il Ferrara Buskers Festival è un format che tanto ha dato, abbondantemente copiato in ogni dove, frutto della felice intuizione dei propri ideatori, ma è altrettanto innegabile che il successo lo deve anche all’incantevole scenario rinascimentale del nostro centro storico, al quale dobbiamo (o meglio dovremmo) ispirarci per rispettarne la bellezza”.
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