Cronaca
2 Febbraio 2017
Alla sbarra per bancarotta tutti gli amministratori che si sono succeduti nel tempo, ma almeno fino al 2009 i conti sembrano essere stati in regola

Crac dell’agenzia immobiliare, il processo si complica

di Daniele Oppo | 2 min

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Si complicano le cose nel processo per il crac dell’agenzia Immobiliare Este Srl, dichiarata fallita nel 2012 e per cui sono a processo sette persone: tutti i titolari e i legali rappresentanti che si sono succeduti negli anni e un ex direttore della filiale ferrarese di Banca Marche.

Gli imputati sono accusati a vario titolo di bancarotta fraudolenta documentale, preferenziale e per distrazione,  uno anche per ricorso abusivo al credito e un altro per domanda di ammissione di crediti simulati. Secondo l’accusa nella vita dell’agenzia – che nel 2009 cambiò proprietà – non sarebbe stata tenuta regolarmente la contabilità fino al 2011 e questo, insieme ad altre operazioni, avrebbe portato alla bancarotta.

Durante l’udienza di mercoledì davanti al collegio composto dal presidente Vartan Giacomelli e dai giudici a latere Debora Landolfi e Sandra Lepore si può dire che sembra essere emersa una netta cesura tra la gestione fino al 2009 e ciò che sarebbe accaduto dopo.

Sia il maresciallo della guardia di finanza che il commercialista della società fino a quella data non hanno rilevato mancanze particolari per quanto riguarda la gestione della società fino alla cessione delle quote avvenuta nel 2009. Insomma, conti in regola e nessuna situazione di dissesto. Tanto che il pubblico ministero, evidentemente poco soddisfatto, ha chiesto di poter sentire altri due testimoni, incontrando l’opposizione di uno dei difensori degli imputati: i giudici si sono riservati una decisione solo alla fine dell’istruttoria per valutare se sia davvero necessario sentirli.

“Siamo molto soddisfatti dall’esito di questa udienza”, commenta l’avvocato Emiliano Mancino che difende uno dei legali rappresentanti della Este fino al 2009 che è anche accusato di abusivo ricorso al credito per aver ottenuto un anticipo fatture da 173mila euro sulla base di documenti giudicati inesistenti dagli inquirenti, la settimana dopo la cessione delle quote di proprietà: “Ma – afferma l’avvocato – l’anticipo non venne concesso e le fatture ci sono. Per la procura sarebbero inesistenti perché relative a dei lavori di ristrutturazione che non sarebbero un’attività svolta dalla società, ma l’oggetto sociale le prevede”.

Attività compiute dai titolari successivi ha coinvolto anche l’ex direttore della filiale estense di Banca Marche – anche lui imputato e che verrà esaminato nella prossima udienza, fissata a luglio – per aver concesso un mutuo alla società tramite la trasformazione di un credito chirografario in uno privilegiato.

(articolo modificato dopo la pubblicazione iniziale: era stata indicata un anno sbagliato per la dichiarazione di fallimento della società).

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