Attualità
2 Dicembre 2016
La famiglia che terrorizzava il quartiere dovrà rispondere degli atti persecutori

‘Casa degli orrori’, è stalking ‘di quartiere’ in via Rambaldi

di Elisa Fornasini | 2 min

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Uno scorcio di via Rambaldi

Uno scorcio di via Rambaldi

Persecuzioni, minacce, violenze, offese, atti osceni, disturbo della quiete pubblica, maltrattamenti sugli animali,’rapimenti’ di gatti. Ora l’incubo di via Rambaldi ha un nome: stalking di quartiere. La “casa degli orrori” descritta dai residenti della zona Arginone è sotto accusa. La famiglia che per anni ha tenuto sotto scacco tutto il vicinato è accusata di stalking di quartiere e atti persecutori sugli abitanti della via.

Ieri sono stati notificati gli avvisi della conclusione delle indagini preliminari da parte della procura di Ferrara. Gli indagati sono marito e moglie, già da mesi nel mirino di carabinieri, polizia e municipale. Le forze dell’ordine si erano mobilitate dopo le ripetute segnalazioni da parte dei cittadini che dopo decine di denunce andate a vuoto hanno presentato un ultimo, definitivo, esposto.

L’istanza, firmata da quattro vicini di casa vittime delle molestie, assisti dall’avvocato Patrizia Micai, ripercorreva dettagliatamente tutte le angherie subite dal vicinato e chiedeva alla procura di “voler urgentemente intervenire per la salvaguardia della incolumità pubblica”. Una vera e propria supplica di chi “vive in un clima di paura e terrore” che sta “minando la nostra salute ed equilibrio psicofisico”.

I coniugi dovranno rispondere di diversi episodi verificatisi dall’ottobre 2015 al luglio 2016. Non solo “minacce di morte e insulti rivolti a tutti coloro che si oppongono alle loro prepotenze”, si legge nell’esposto, ma anche ingiurie indicibili, violenze fisiche, musica a tutto volume a qualsiasi ora del giorno e della notte e ovviamente il caso del gatto Poirot, “fatto prigioniero e segregato per settimane”.

Il micio può sembrare ai più solo una piccola goccia in un vaso già stracolmo e invece, a detta della signora che lo ha accudito per anni prima del ‘rapimento’, “rappresenta il simbolo della nostra battaglia perché chi è capace di maltrattare gli animali, lasciandoli senza cibo né acqua in spazi angusti, chissà cos’altro può fare…” ci racconta la donna disperata. Disperata, sì, perché il suo Poirot, nonostante la liberazione, è “ancora loro prigioniero” e “ho paura che le istituzioni non se ne facciano più carico”.

In via Rambaldi è stalking di quartiere
La procura di Ferrara chiude l’inchiesta: sotto accusa la famiglia al centro di atti persecutori da anni contro gli abitanti della zona

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