
L’ingresso del carcere di Ferrara
Verrà intitolata al maresciallo Costantino Satta la casa circondariale dell’Arginone di Ferrara.
Alla cerimonia, che avverrà alle 10 di martedì 13 settembre, presso il carcere, sono stati invitati il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Santi Consolo e altre autorità civili e militari.
Satta, sardo nato a Macomer (in provincia di Nuoro) nel 1898, sposato e con cinque figli, è stato comandante delle carceri giudiziarie di Ferrara, allora in via Piangipane. Venne ucciso con tre colpi di rivoltella l’8 giugno 1945 da un comando di otto uomini che si era recato nel carcere per liberare dei partigiani e giustiziare 17 detenuti fascisti e repubblichini.
Secondo quanto scrive la pagina a lui dedicata dalla polizia penitenziaria, quel giorno si presentarono alla portineria del carcere “quattro individui in divisa kaki armati di mitragliatori. Gli uomini scortavano un uomo con i polsi coperti. Alla richiesta di Satta di mostrare l’ordine di carcerazione, gli uomini lo costrinsero, sotto la minaccia delle armi, ad aprire il cancello che portava verso la matricola. Gli assalitori, raggiunti da altri da altri quattro uomini con la medesima divisa, costrinsero gli agenti a consegnare le chiavi delle sezioni consentendo l’evasione di molti detenuti politici. Imposero quindi al Maresciallo Satta di accompagnarli nella sezione ove erano ubicati i detenuti fascisti e repubblichini che furono fucilati sul posto. Prima della fuga, Costantino Satta fu colpito a morte da uno degli assalitori”.
La rivista “Le due Città” nel 2003 descrisse, tramite stralci di documenti dell’epoca, la vicenda, svoltasi in contesto di guerra civile in una Ferrara dove l’ordine pubblici era diventato un problema per le autorità, con continue rappresaglie.
Toccante quanto scrisse l’allora direttore del carcere alla Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena e che riportiamo da “Le due città”: “Ieri sera col contabile, Col. Capri, mi sono recato in casa della signora Mazzetto Augusta, vedova del compianto maresciallo Satta, per portarle a nome del personale il ricavato di una offerta spontanea ammontante ad alcune migliaia di lire. La raccolta è stata autorizzata dal sottoscritto perché si era venuti a sapere che la disgraziata famiglia oggi non avrebbe avuto la possibilità materiale di comprare il pane. Come è a conoscenza il Superiore Ministero il Satta l’8 giugno 1945 venne ucciso nell’adempimento del servizio durante l’aggressione a queste carceri nella quale occasione venivano trucidati anche 17 detenuti. Egli ha lasciato la moglie con cinque figli, e la famiglia vive con il modesto lavoro della figlia maggiore di 22 anni, mentre il figlio Rinaldo di anni 18 da alcuni mesi è disoccupato. Ancora non le è stata liquidata la pensione la cui documentazione completa per il riconoscimento della causa di servizio è stata inviata con nota n. 448 del 30 aprile u.s. Le condizioni di vita di questa povera famiglia, alloggiata nel granaio (una vera topaia) di una cascina, cogli infissi sgangherati e senza vetri, con il tetto quasi aperto, mi hanno grandemente rattristato, anche al pensare che l’ottimo Satta, che tutti ricordano come un onesto e integerrimo graduato, ha compiuto il suo dovere fino all’estremo sacrificio della vita, mentre i suoi ora soffrono la fame. Mi permetto pertanto pregare il Superiore Ministero di voler concedere all’inconsolabile vedova ed ai bambini scalzi e macilenti, un sussidio e sollecitare nello stesso tempo la liquidazione della pensione.Ripeto, si tratta di un caso pietosissimo, ed ho ancora dinanzi a me la visione di un quadro così doloroso…”.
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