Una volta ti chiamavano “compagno” con il “tu” e se non lo eri diventavi un “borghese”, poi “amico” con il “ti”, poi “carissimo “, “gentilissimo” con il Lei.
Una metamorfosi che va dal “Capitale” di K. Marx al pregresso naturalismo economico di A. Smith e successivi. In tale direzione si sono “evolute”, si fa per dire, le leggi sul lavoro, lo statuto dei lavoratori, le pensioni, la Costituzione , etc.
Parlano di imprenditoria ma la lasciano fare agli altri. Dicono che non esiste più il posto fisso e la stabilità di impiego ma non per loro tutti dediti a quelle certezze basate sulle incertezze e precarietà e sacrifici e versamenti altrui. Loro si fanno serenamente da parte, ci lasciano lavorare perché aspirano al posto o incarico nello Stato, banche, parastato, partito, sindacato, patronato, prete, soldato, etc.
Parlano di rischio di impresa, capitale a rischio: non il loro. Sono manager coi soldi degli altri, che bello, che hanno acquisito ricchezza e quando le cose vanno male loro non ci rimettono mai di tasca propria, per loro continua ad andare bene.
Caso recente quello di quelle banche e di quei bancari che si sono improvvisati banchieri e della loro nota “mala gestio” fatta sempre coi soldi e sacrifici degli altri e mai con i loro. Ci hanno rimesso solo gli onesti risparmiatori che ora, come non bastasse, sono sotto la scure del bail in. Loro non ci hanno rimesso nulla anzi hanno beneficiato e ne beneficiano.
Si sono ben garantiti ed intruppati e quando la barca sulla quale tutti navighiamo affonda lentamente loro stanno a guardare e danno il ritmo ed a noi tocca remare… Guardali bene in faccia, gli ridono gli occhi, sanno di conoscere bene le regole del gioco e si sentono giustamente superiori a te. A te che gridi, che scrivi ordini del giorno, che protesti, che chiedi il rinnovamento dei quadri dirigenti, che rifiuti, che t’agiti, che speri e alle spalle hai tanti sogni infranti… Loro hanno capito tutto.
Pietro Zappaterra