Politica
21 Luglio 2016
Petazzoni e Giberti (Lega Nord) si sono fatti carico dei disagi delle famiglie che usufruiscono dei servizi offerti dal centro occupazionale

“Le nuove rette del Centro Verde penalizzano l’utenza”

di Redazione | 2 min

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disabili«Le nuove rette giornaliere del centro occupazionale ‘Gruppo Verde’ stanno penalizzando oltremodo l’utenza, anche per via dell’accorpamento di alcuni servizi, per scelta del Comune, che impongono di dover pagare (ad esempio) pasti e trasporto assieme». A dirlo sono i consiglieri della Lega Nord, Marco Pettazzoni e Elisabetta Giberti, che si sono fatti carico del malcontento delle famiglie che usufruiscono dei servizi offerti dal centro occupazionale, rivolto principalmente a giovani adulti affetti da disabilità.

In qualità di Comune capofila del progetto socio-occupazionale del territorio, infatti, «Cento sta pagando più che altri Enti locali l’effetto della riduzione sensibile del Fondo regionale per le non autosufficienze, che consentiva di mantenere calmierate le tariffe. Ma il problema – continuano il consigliere regionale Pettazzoni e la consigliera comunale Giberti – non è soltanto questo: il Comune richiede la certificazione Isee per poter rendere puntuali le tariffe di accesso, ma ci sono state scelte poco lungimiranti, come quella di accorpare il costo del pasto e del trasporto. Con quest’ultimo che finisce con l’essere pagato anche da chi si recava al centro con mezzi propri».

Senza contare che l’aumento degli utenti dello stesso trasporto ha fatto sì che i tempi degli spostamenti si siano dilatati a dismisura, incidendo negativamente sull’orario dedicato all’attività laboratoriale e rieducativa quotidiana. L’interrogazione presentata in Comune da Elisabetta Giberti punta «a scorporare, come un tempo, i vari servizi offerti dal centro occupazionale ‘Gruppo Verde’, per ottimizzarli e rimediare ad un evidente errore – spiegano dalla Ln –. Al tempo stesso, chiediamo alla Giunta di rivalutare la formula applicata, così da rendere meno onerosa la partecipazione di spesa delle famiglie, così come già avviene in alcuni territori collinari del Bolognese, che hanno scelto questa strada, a fronte della riduzione delle risorse pubbliche.»

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