Nella giornata di venerdì la Giunta regionale ha presentato un progetto di legge che prevede la revisione organizzativa dei servizi educativi per la prima infanzia che, tra le altre cose, introduce la vaccinazione obbligatoria contro poliomielite, difterite, tetano ed epatite B per l’iscrizione. Il progetto, in sostanza, introduce il rispetto degli obblighi vaccinali ponendolo come un vincolo per l’ammissione ai servizi educativi per la fascia di età 0-3 anni. I dati diffusi dalla Regione a sostegno del progetto evidenziano una situazione critica anche per quanto riguarda la provincia di Ferrara, dove la percentuale di copertura si è abbassata notevolmente e molto rapidamente.
È il primo progetto di legge in tutta Italia a prevedere una simile norma ed è dovuto al fatto che negli ultimi anni – soprattutto a causa di teorie senza alcun fondamento ma molto diffuse (come quelle che legano le vaccinazioni alla comparsa dell’autismo, ormai sbugiardata in tutte le salse ma sempre viva) – la copertura vaccinale è scesa in maniera costante e allarmante, perché sta sconfinando al di sotto della soglia di sicurezza che è data dalla cosiddetta “immunità di gregge” ovvero, come spiega l’Oms, “l’immunità che si ottiene quando la vaccinazione di una porzione della popolazione (il “gregge”) offre una protezione agli individui non protetti”.
Questa immunità si ottiene quando la popolazione vaccinata è circa il 95% della popolazione totale: questo è l’obiettivo minimo fissato dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale.
In questo modo si impedisce a virus e batteri di propagarsi, spezzando la catena delle infezioni e rendendo sempre meno probabile il rischio che una malattia dagli effetti disastrosi colpisca soggetti non vaccinati (alcuni soggetti, per via di intolleranze, allergie o malattie non possono essere vaccinati senza sottoporli a rischi maggiori dei benefici). Insomma, vaccinarsi è un aiuto a se stessi e alle persone più sfortunate sotto questo punto di vista. Ma negli anni questa visione – anche per la scomparsa degli effetti ‘visibili’ delle malattie, come quelli della polio – si è parecchio indebolita nell’opinione pubblica, forse perché, come suggerisce un articolo uscito su The Scientist, i vaccini sono diventati vittime del proprio successo.
La situazione generale nella nostra regione è abbastanza preoccupante: la percentuale globale di vaccinazioni obbligatorie (difterite-tetano-poliomielite-epatiteB) al 24° mese è scesa dal 96,5% del 2010 al 93,4% del 2015. Più di tre punti percentuali persi per strada e una copertura che ora è piombata sotto il limite che garantisce una buona immunità di gregge.
Tranne Parma, Piacenza e Imola, che resistono al di sopra della soglia del 95%, Ferrara è una delle province in cui il calo è preoccupante: da un ottimo 97,1% del 2010 (al tempo il terzo dato più alto in Emilia, al di sopra della media) è scesa al 93,6% nel 2015, un pelo sopra la media regionale.
Il grafico evidenzia ancora meglio il calo netto iniziato tra il 2013 e 2014 e poi irrobustitosi clamorosamente tra il 2014 e 2015, quando il tasso è precipitato del 2,4% in solo anno, partendo da un ancora ‘sicuro’ 96,1% (Ferrara è la linea blu, contrassegnata da un triangolo, qui le tabelle della Regione).
Peggio, molto peggio fa Rimini, sempre sotto il minimo e oggi all’87,5%. Le percentuali possono sembrare significative, ma in realtà più si scende sotto la soglia minima del 95%, più gli agenti patogeni trovano soggetti da ‘attaccare’. Significa che il rischio di contrarre malattie come la difterite, il tetano, la poliomielite e l’epatite B a Ferrara è aumentato negli ultimi anni per le persone sprovviste di copertura vaccinale: la coperta rappresentata dall’immunità di gregge si è rimpicciolita, lasciandole più scoperte.
Il progetto della Regione – che è in linea con quanto approvato a larga maggioranza (contrari solo Gol e M5S) anche dal Consiglio comunale di Ferrara qualche mese fa – si erge a baluardo della salute pubblica: è una misura drastica, che potremmo anche definire emergenziale, su cui si è discusso molto a livello nazionale, per interrompere il trend negativo e riportare la copertura a livelli di salvaguardia, ma che confligge con il diritto dei bambini allo studio e ai servizi.
Le cose, a livello regionale, non vanno meglio anche per gli altri vaccini: rosolia, ’Haemophilus influenzae di tipo b (Hib), pertosse (questi ultimi due di solito somministrati con quelli obbligatori, tramite il vaccino “esavalente”), meningococco, morbillo. Il tasso di copertura è sceso per tutti in maniera rilevante. E anche questo è un problema serio: negli ultimi anni, ad esempio, si sta assistendo a una ripresa della pertosse (nel 2015 una bambina è morta per questo a Bologna, probabilmente proprio perché è mancata l’immunità di gregge). Secondo la Regione “nel primo semestre 2016 i casi [di pertosse] registrati sono già 17 mentre fino al 2012-13 erano mediamente 10-15 all’anno. In questi giorni è stato rilevato anche un caso di meningite da emofilo b in un bambino di Rimini, anche questo molto piccolo; erano anni che non si registravano più casi di meningite dovuti a questo batterio in Emilia-Romagna”.
“I vaccini, come ha detto recentemente il presidente dell’Istituto superiore di sanità, sono la tecnologia sanitaria più sicura che l’uomo abbia mai inventato- sottolinea Sergio Venturi, assessore regionale alle Politiche per la salute-. Da parte nostra, abbiamo già avuto un incontro con i gestori dei servizi educativi, pubblici e privati: hanno espresso soddisfazione per questo provvedimento, lo considerano una salvaguardia importante per la comunità. La settimana prossima incontriamo i responsabili delle società scientifiche. È importante che la copertura vaccinale torni ad essere superiore al 95%, è il segnale che non ci saranno nuovi malati. Sia chiaro, non vogliamo mettere in difficoltà nessuno, né i servizi né tantomeno i genitori: ci sarà tempo tutto l’anno prossimo per adeguarsi. Vogliamo evitare intoppi burocratici, per cui la trasmissione dei documenti che attestano le avvenute vaccinazioni potrà essere gestita direttamente dal Servizio sanitario regionale con i nidi. Sono sicuro – conclude Venturi – che questa sia una battaglia di civiltà e che altre Regioni seguiranno il nostro esempio”.
Il tempo dirà se quella scelta dalla Regione è una misura efficace, e come verranno risolti gli inevitabili conflitti: il Comilva (Coordinamento del movimento italiano per la libertà delle vaccinazioni, che ha sede a Rimini) ha già annunciato una battaglia legale.
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