Goro
28 Aprile 2016
La supertestimone ha già consegnato al pm il nome di un possibile sospetto che vive ancora a Goro

Omicidio Branchi. “Incontrai Willy poche ore prima della morte”

di Redazione | 3 min

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indexdi Giuseppe Malatesta

Goro. Possibile svolta nelle indagini sulla morte di Vilfrido Willy Branchi dopo le dichiarazioni di una donna del luogo. Quella che viene considerata una testimone chiave incontrò la vittima poche ore prima dell’omicidio, nel pomeriggio del 29 settembre 1988 ed ha riportato recentemente i fatti agli inquirenti. ‘Chi l’ha visto?’ ha raccolto in esclusiva le sue dichiarazioni, che farebbero pensare alla pista della pedofilia.

“Quel pomeriggio – racconta la donna, che parla a volto coperto perché teme eventuali ritorsioni –incontrai Willy nella zona del porto. Si fermò a salutare me e mio figlio. Lo conoscevo bene”. Attorno ai tre iniziano poco dopo a gravitare due uomini adulti, le cui identità sono state rivelate nelle sedi giudiziarie dalla donna. “Uno a piedi si fermò e si trattenne volutamente con noi, un secondo uomo passò invece più volte in bicicletta guardando ripetutamente Willy, fece il giro sull’argine e ripassò ancora, e poi ancora. Stesso giro e stessi sguardi, finché scese dalla bici e guardò con insistenza il ragazzo facendolo addirittura arrossire. A quel punto – riferisce la donna – mi insospettii e chiesi a Willy se lo conoscesse e cosa volesse da lui. Mi rispose che non aveva niente a che fare con lui e che avrebbe chiesto aiuto al fratello Luca se qualcuno gli avesse fatto del male”.

La donna, percependo una certa apprensione nel giovane Branchi, si spinse a chiedergli se per caso l’uomo in bicicletta avesse con lui un rapporto legato al denaro, ma anche in questa occasione Willy smentì, mostrando sì un portafoglio pieno di contanti ma riconducendoli ad un regalo di una parente e confermando di non conoscerlo, non convincendo del tutto la testimone.

“Quell’uomo cercava sicuramente Willy – dice – e si è fatto notare in tanti modi” facendo capire la sua intenzione di relazionarsi con lui. Dopo molti anni il suo nome è stato reso noto al pubblico ministero che si occupa del caso e si tratterebbe di un persona tuttora in vita che vive a Goro e che all’epoca dei fatti aveva poco meno di 60 anni, una moglie e dei figli. “Dopo la fiaccolata del 16 novembre 2014 – racconta infine la donna al giornalista Giuseppe Rinaldi – ho pensato di poter essere utile agli inquirenti raccontando questo particolare”.

index1“Si tratta di una testimonianza importante – ha detto il legale della famiglia Branchi, Simone Bianchi – perché può chiudere un cerchio, dicendoci che Willy aveva paura di qualcuno che frequentava”, mentre il fratello della vittima Luca Branchi ha chiarito i dubbi sul presunto deficit cognitivo di Willy, spiegando al giornalista che “dimostrava meno anni di quelli che aveva, forse 13-14. Era un giocherellone – aggiunge -, non prendeva le cose sul serio e non aveva la consapevolezza di certe azioni. Purtroppo solo all’ultimo ha capito cosa stava succedendo, lo dimostra il fatto che avesse avuto paura”.

L’uomo in questione, ha spiegato Rinaldi nel servizio mandato in onda, risulta avesse abusato di un altro minorenne con le stesse caratteristiche di Willy, ossia proveniente da famiglia umile e con un carattere fragile: una facile preda da sottomettere a piacimento. “Il giro di pervertiti di cui quest’uomo faceva parte – aggiunge – era composto da tante persone, non solo di Goro e della provincia ma anche di Ferrara, un gruppo di persone potenti ce ha cercato di distorcere la verità sulla morte di Willy”. Il giornalista Nicola Bianchi del ‘Carlino’ che da anni si occupa del caso ha però ricondotto questo atteggiamento omertoso anche ai tempi più recenti, ricordando come “c’è ancora chi sostiene che Willy sia morto in un incidente stradale, tentando di far credere ciò che non è assolutamente avvenuto”.

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