di Anja Rossi
“Prendere Marylin Monroe come stereotipo di femminilità? Citare il testo biblico? E le fonti? Dove sono le fonti? Questo incontro è stato l’ennesimo esempio di crociata contro l’identità, usata in maniera strumentale”. Il dibattito “Gender, parliamone”, l’approfondimento organizzato dall’associazione Chiesa Evangelica di Ferrara, non è piaciuto a Udi e ad Arcilesbica Ferrara. Presenti in sala giovedì scorso erano infatti Stefania Gugliemi (Udi) e Cristina Zanella (Arcilesbica), che dopo aver ascoltato le presentazioni dedicate ai concetti di ‘genere’ e ‘gender’ a cura di Alessandro Piccirillo, del Centro studi Etica Bioetica di Padova, e Chiara Mantovani, dell’associazione Scienza e Vita di Ferrara, hanno chiesto spiegazioni. Ma andiamo con ordine.
L’incontro, avvenuto in biblioteca Ariostea, parlava di teoria gender. Il tema, come anticipa nella presentazione Alfonso Sciasci, della Chiesa cristiana evangelica, “è spinoso, perché tocca la sensibilità dell’uomo. Una sensibilità non solo individuale, ma che ha ripercussioni in tutta la società. Riguarda tutti”. Per i promotori dell’appuntamento, infatti, “l’ideologia gender vuole ridisegnare la concezione dell’uomo e, ancor più, i suoi ruoli sociali, in particolare la famiglia. Si crea così una formazione sociale fluida, fatta non più da un padre e una madre, ma da un genitore ‘uno’ e un genitore ‘due’, con forti ripercussioni nei confronti dei bambini, che diventano più oggetto di un desiderio che un dono”. Il gender, quindi, per Sciasci “nega il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre”.
È un argomento molto attuale, tanto da legarlo alla questione delle unioni civili, dello stepchild adoption e dell’utero in affitto, oltre che dell’attentato a Bruxelles. Chiara Mantovani, vicepresidente nazionale per il Nord dell`Associazione Medici Cattolici Italiani, sceglie di far partire l’incontro dal ricordo della strage del 22 marzo, sottolineando che “in questa nostra società così ferita e dilaniata, con il cuore pieno di angoscia per le cose che stanno accadendo”, le questioni etiche e bioetiche, “che ci interpellano tutti i giorni”, dovrebbero essere considerate con la stessa rilevanza perché anch’esse “vengono a stravolgere la nostra stessa modalità di organizzazione della vita”.
Mantovani analizza poi la questione dal punto di vista biologico e filosofico, partendo dalle trattazioni di Freud, passando per Margaret Sanger, Adrienne Rich, Judith Butler e Simone De Beauvoir, di cui cita il famoso ‘donne non si nasce, si diventa’, alla quale contrappone l’esempio di Marilyn Monroe, “che affermò che Dio ti fa nascere femmina, sta a te comportarti da donna. Ecco, in questo sta la teoria gender, che non si dimostra, ma si mostra. Si arriva quindi al Genderfluid, che è la distruzione stessa del concetto di uomo. Basti pensare che ora Facebook ci fa scegliere tra ben 56 opzioni possibili di identità di genere”.
“Come non possiamo decidere di essere più alti, o di volare, possiamo invece decidere di comportarci in maniera diversa. Pensare che a ogni desiderio corrisponda un diritto, ecco, questo è il gender. Ma il mondo – conclude il medico – non ha bisogno di tecniche procreative straordinarie, ma ha bisogno di uomini e di donne che edifichino delle famiglie”.
“L’unica cosa chiara emersa dall’incontro – sottolinea Stefania Guglielmi, dopo la richiesta di spiegazioni – è la grande omofobia di fondo, un ragionamento sterile senza capo né coda”. “Tutto il discorso sul gender è stato completamente deformato da una lettura di base omofoba e discriminatoria – aggiunge Cristina Zanella -. E anche questi dibattiti e confronti sono proclami a vuoto, con esposizioni che sono un’accozzaglia di errori”.
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