di Carolina Fiorini

“Brematurata la supercazzola o scherziamo? Noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due, oppure in quattro anche scribacco e bufalina? Con antifurto, per esempio..”. Ugo Tognazzi, l’anima della commedia all’italiana del secondo Novecento, celebre protagonista del monicelliano “Amici miei”, torna a Ferrara nella sua espressione più comica, e più legata alla terra, attraverso Gianmarco, il figlio.

Dai vigneti di casa Tognazzi nascono i tre vini Topiaco, Come se fosse Antani e l’olio (d’origine leccese) Brematurato. Anche a Ferrara apre lo show room “La Tognazza Amata”, luogo dedicato alle degustazioni e al buon vino, che nasce in un suggestivo contesto qual è Palazzo Spisani in via Byron, compagno di giardino del Lemòkò, ristorante ferrarese di Guido Mascellani e Andrea Tubi.

“L’idea nasce come estensione di una passione tramandata da papà che mi riporta a vivere a Velletri, dove sono cresciuto più tra le vigne che sui set – racconta Gianmarco Tognazzi. La sua filosofia di vita, che già nel sessantanove voleva l’orto in giardino, il prodotto controllato, e il vino fatto in casa mi ha portato a riprendere in mano questa passione”.

Tutto è cominciato “un po’ per gioco, un po’ per omaggio a Ugo”, spiega andando indietro nel tempo. “Ho deciso di mettermi al centro dell’azienda facendola diventare un’attività prima a Velletri, poi Cremona nella casa natale di Ugo e ora anche a Ferrara sia con lo show room che con la proposta dei vini al Lemòkò, perché Ferrara è una città che porto nel cuore fin da ragazzino e, dai tempi in cui ero fidanzato con Carlotta, mi sono sempre sentito parte della famiglia Tubi”.

Due vini rossi, un vino bianco e l’olio leccino, figli di una terra coltivata con passione non ferma nel tempo ma pronti ad evolversi come l’Antani, inizialmente serafino, oggi intrecciato al cabernet franc dell’Umbria. “Cerchiamo partner che lavorino con la nostra stessa filosofia. Mio padre era un innovatore quindi partiamo da quelle ispirazioni, ma non voglio creare un’azienda che sia un altarino a Ugo, lui non voleva diventare un etichetta. Io inizialmente sono stato integralista e ho voluto fare il vino come papà, poi mi sono accorto che essere così chiuso non era la strada giusta. Se oggi fosse qui penserebbe ad un’evoluzione, lui ha sempre suggerito dei comportamenti, un live-style da cogliere e da applicare ad una nuova veste. Se hai la volontà di guardare avanti hai qualcosa in comune con lui”.