Dal gennaio 2013 e per tutto il 2014, dopo aver superato il concorso, ha firmato il nuovo contratto il Ministeri per i beni e delle attività culturali, ma lo stipendio non è stato adeguato al nuovo grado di responsabilità, rimanendo con la retribuzione da assistente.
E ora il giudice del lavoro di Ferrara – Alessandro D’Ancona – dà ragione a Davide Guarnieri, funzionario dell’Archivio di Stato a Ferrara, riconoscendogli il diritto ad essere inquadrato nella dovuta Area lavorativa (Area III) e nella conseguente fascia retributiva (la F1) e ac percepire gli incrementi dello stipendio conseguenti al positivo superamento del concorso. Il Mibact viene così condannato “al pagamento delle differenze retributive maturate dal ricorrente dalla sottoscrizione del contratto individuale di lavoro”, sostanzialmente per gli anni 2013-2014, oltre rivalutazione monetaria e interessi legali. Il ministero è stato anche condannato al pagamento delle spese di liete sostenute da Guarnieri.
Il tutto è nasce nel 2007 quando il ministero pubblica il bando per il passaggio tra le aree da B3 a C1, a seguito della emanazione del DPCM 16/01/2007 che autorizzava (e quindi concedeva le risorse necessarie) il Mibact a dar via a procedure di reclutamento a tempo indeterminato. Solo che il bando è sbagliato, e contiene degli errori per alcuni profili professionali. Chi non entra in graduatoria farà ricorso, con conseguenti sentenza favorevoli dei tribunali, ritardando però tutto il procedimento. Così si rifà tutto da capo.
Nel frattempo, però, interviene il decreto legge 78 del 2010 (poi convertito nella legge 122 del 2010) che blocca gli adeguamenti economici per progressioni e passaggi tra aree ministeriali con l’obiettivo di contenere la spesa pubblica. I vincitori del bando – tra i quali Guarnieri, ma sono circa 400 in tutta Italia – firmano nel gennaio 2013 il nuovo contratto, che per effetto della nuova norma rimane ancorato alla vecchia retribuzione, nonostante l’aumento delle responsabilità dovute alle nuove funzioni. E da allora lavorano accanto ai colleghi (come architetti e ingegneri) che non sono stati toccati dagli errori e ricorsi del primo bando, del 2007, e che quindi hanno firmato prima del 2010 senza soffrire le nuove regole sul contenimento della spesa e senza incappare nel blocco degli aumenti salariali.
Ed è lo stesso giudice a rilevare la ‘stranezza’ del comportamento del Mibact: “Ciò che rileva – si legge nella sentenza – è che il concorso de quo è stato indetto in virtù dell’autorizzazione accordata con Dpmc del 16.1.2007, richiamato nell’epigrafe del bando. Orbene, non può trascurarsi la significativa circostanza che altri profili professionali, la cui procedura selettiva è stata avviata con bandi emanati in virtù del medesimo Dpcm ma non è stata interessata dal contenzioso amministrativo che ha invece condizionato l’espletamento del concorso per il passaggio di area degli Archivisti di Stato ritardandone considerevolmente l’espletamento, ha conseguito – con effetti sia giuridici sia economici – il passaggio predetto in epoca anteriore all’entrata in vigore del d.l. 78/2010. Essendo i tempi del concorso cui ha partecipato Davide Guarnieri dipesi da una circostanza esterna rispetto alla normativa richiamata nel preambolo del bando e – pertanto – da una situazione del tutto contingente, non appaiono ricorrere i presupposti in presenza dei quali al datore di lavoro pubblico è consentito sciogliersi dalle obbligazioni assunte in virtù del bando, che costituisce offerta al pubblico”.
Guarnieri però non canta facilmente vittoria: “È stato riconosciuto un diritto, ovvero essere retribuito con quanto previsto per il profilo che mi era stato riconosciuto. So bene che si tratta solo di un successo in una battaglia e che la lotta per vedere questa sentenza diventare definitiva sarà un percorso lungo”.
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