
Stefania Bartoletti
Sono tre le prestigiose borse di ricerca Marie Skłodowska-Curie del programma Horizon 2020 della Unione Europea che hanno coinvolto l’Università di Ferrara e che mirano a sostenere e migliorare la formazione di ricerca e lo sviluppo di carriera dei ricercatori.
Conosciamo nel dettaglio i tre vincitori ed i progetti premiati.
Stefania Bartoletti è la ricercatrice del gruppo di telecomunicazioni del Dipartimento di Ingegneria di Unife, vincitrice della Marie Skłodowska-Curie Global Fellowship con il progetto “PAssive Tracking of people and things for physical beHavior analysis”, che verrà svolto per i primi due anni presso il Massachusetts Institute of Technology (Mit), mentre il terzo anno presso l’Università di Ferrara. Supervisori del progetto sono i docenti Andrea Conti per Unife e Moe Win per il Mit.
“Il progetto – spiegano Bartoletti e Conti – mira a definire un nuovo paradigma per l’analisi di movimenti e comportamenti di persone e oggetti grazie allo studio di sistemi wireless con capacità di rilevazione, inseguimento ed analisi comportamentale di obiettivi non dotati di dispositivi attivi. Queste capacità vengono poi integrate in infrastrutture presenti nell’ambiente per Internet of things (Iot), sistema di comunicazione in rete di qualsiasi oggetto (elettrodomestici, veicoli, strumenti) attraverso sistemi di telecomunicazione wireless. Questo riconoscimento è significativo sia per l’elevata selettività a livello europeo, sia perché non era mai stato conferito a ricercatori dell’Università di Ferrara”.
Vincitrice di una “European Fellowship” è Serena Berardi con il responsabile scientifico Carlo Alberto Bignozzi del Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche di Unife, grazie al progetto Arcadia (“Advanced devices for the Reduction of Carbon Dioxide and Artificial photosynthesis”). Questa borsa di ricerca prevede la mobilità verso un ente, in questo caso Unife, con sede in uno stato membro dell’Unione Europea (Ue) o in un paese associato ad Horizon, dove il ricercatore non deve aver risieduto o svolto la propria attività principale per più di 12 mesi nei 3 anni precedenti la data dell’invio del progetto.
“Scopo di Arcadia – spiegano Berardi e Bignozzi – è mimare la fotosintesi naturale, processo in cui energia solare, acqua e anidride carbonica vengono convertite in carboidrati, le riserve energetiche della foglia. Analogamente nell’ambito di Arcadia saranno sviluppati e accoppiati nuovi materiali fotoattivi e/o catalitici in grado di immagazzinare l’energia solare e impiegarla per convertire acqua e CO2 in prodotti di alto valore aggiunto e/o in combustibili alternativi ai fossili. L’impiego di fonti e materie prime rinnovabili e il parallelo sfruttamento del gas serra CO2, con conseguente abbattimento dei suoi livelli atmosferici, sono tra i punti di forza del progetto”.

Matteo Bovolenta
Un’altra “European Fellowship” è stata vinta da Matteo Bovolenta, ricercatore del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie dell’Università di Ferrara, che trascorrerà due anni presso i laboratori del centro di ricerca Genethon di Parigi con Fulvio Mavilio, direttore scientifico del Genethon stesso.
“Il progetto ‘Correction of duplications in the Dmd gene by a Crispr/Cas9 approach’ – spiega Bovolenta – cerca di sviluppare una nuova terapia per le duplicazioni del gene distrofina, causa della distrofia muscolare di Duchenne. Questa classe di mutazioni ad oggi incurabile, causa la ripetizione di una porzione di un gene e risulta generalmente nella perturbazione o alterazione della sua funzione. La nostra strategia utilizza delle vere e proprie forbici molecolari (Crispr/Cas9) per rimuovere a livello del Dna la sequenza duplicata, ripristinando così la normale sequenza ed espressione del gene mutato”.
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