Eventi e cultura
14 Gennaio 2016
Il progetto della Mlb gallery indaga le identità migranti ad ArteFiera

L’immigrazione vista attraverso l’arte

di Redazione | 3 min

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Quest’anno la scelta curatoriale della Mlb gallery di Maria Livia Brunelli per la sua partecipazione ad ArteFiera è caduta su un tema di grande attualità per il delicato momento storico in cui stiamo vivendo: quello della migrazione. Stefano Scheda riflette sulla condizione del migrante; Silvia Camporesi indaga i centri storici abitati da nuove comunità multietniche; Mustafa Sabbagh scava dentro l’animo di uomini e donne per scoprire le pieghe più intime di una “identità migrante”, mentre Liuba affronta il tema del viaggio dei rifugiati proponendoci una intensa performance in cui lo spettatore è invitato a mettersi nei panni di chi è costretto ad una convivenza coatta. Il giovane Federico Zanzi vede invece la storia personale come un continuo abbandono dei luoghi noti.

Stefano Scheda – Che terra tocchi?. Stefano Scheda ha fotografato un pesce rosso che nuota in una palla di vetro piena d’acqua, il cui orizzonte riprende esattamente quello del mare. Ma il mare è fuori, irraggiungibile, e il pesce rosso nuota affannosamente nella dimensione innaturale della sua piccola prigione. Una drammatica, potente metafora della violenza subita da chi è vittima di costrizioni, simbolo dell’“emergenza” sociale che la nostra epoca sta vivendo. La presenza reale di oggetti (parei, infradito) all’interno dello stand, realizzati dall’artista a partire da suo fotografie, spiazza il visitatore creando un cortocircuito sia visivo che percettivo.

Silvia Camporesi – Le città del pensiero. Silvia Camporesi ritrae i centri storici delle città italiane, ricchi di edifici simbolo di una armonia e una bellezza tipicamente rinascimentale, che ora ospitano spesso una nuova umanità multietnica e globale. Congelati nella loro apparente perfezione, queste “città del pensiero” nascondono la loro “seconda vita”, tra silenzi e atmosfere rarefatte.

Mustafa Sabbagh – Identità migrante. Nelle opere di Mustafa Sabbagh l’identità dell’uomo e della donna viene mascherata e svelata attraverso il corpo, fino a farla diventare altro rispetto alla sua apparenza originaria, ma un altro molto più vero e autentico. Opere ispirate da Rousseau, dai maestri fiamminghi e da Kubrick, scattate da un maestro per il quale la fotografia è “un atto erotico che non si consuma mai, in primis con il soggetto. Poi diventa un rapporto aperto con chi la guarda”. Mustafa Sabbagh usa la maschera per smascherare i volti di chi ritrae. I suoi personaggi, aiutati dal nero della notte, sono così accompagnati dall’artista alla ricerca della loro identità perduta, o da loro stessi occultata: spesso la scoperta dell’autenticità di ognuno è un percorso scomodo, tormentato, ma assolutamente necessario.

Liuba – With no time. Liuba propone ad ArteFiera una performance collettiva in cui le persone sono costrette a comprimersi su isole-tappeti, metafore del viaggio della speranza dei migranti. Qui i corpi si toccano e gli spazi collidono, mentre, per 12 lunghi minuti, si esplora il silenzio come accoglienza dell’altro. La performer e video-artista ha realizzato, a partire dal 2014, tre progetti performativi e partecipativi nati dalla frequentazione dei rifugiati in una tendopoli nel centro di Berlino.

Federico Zanzi – Le ombre migranti. Federico Zanzi, è stato invitato a presentare la sua visione al premio “Under 40”. Opere dagli sfondi neri in cui emergono frammenti di corpi: la vita stessa, la storia personale di ciascuno, come migrazione a luoghi non noti, pieni di ombre, dove unica bussola è la coscienza.

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