Tempismo migliore non ci poteva essere: il panpepato di Ferrara si ‘aggiudica’ le qualifiche Dop e Igp, dopo il definitivo ok dell’Unione Europea che ha iscritto il dolce tipico ferrarese nelle liste certificate.
L’Italia si conferma così – con quasi una denominazione su cinque rispetto alle circa 1.300 riconosciute dall’Ue – leader a livello europeo e mondiale per la produzione di eccellenze alimentari. La decisione presa dalla Commissione europea è diventata definitiva con la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Ue. Sarà pienamente operativa dal prossimo 28 dicembre. Per quanto riguarda la provincia ferrarese e i territori vicini, il pampepato affianca così gli altri marchi Dop (aglio di Voghiera e vini di Bosco Eliceo) e quelli Igp, che includono anche asparago verde di Altedo, coppia ferrarese, pera dell’Emilia Romagna, pesca e nettarina di Romagna e riso del delta del Po.
Tra le curiosità che ruotano attorno al dolce vi è sicuramente quella sul suon nome: panpepato o pampapato? Il mistero non è mai stato del tutto chiarito, ma secondo la spiegazione più diffusa il nome originale dato al dolce era pampapato e nacque attorno al XV secolo nei conventi e nei monasteri, per poi fare il proprio ingresso nella corte Estense. Il nome di ‘pane del papa’ sarebbe derivato proprio dal suo utilizzo negli ambienti ecclesiastici, poichè considerato il suo basso livello di grassi poteva essere consumato anche nei giorni di vigilia. La forma data al dolce, che ricorda il copricapo del papa, può di conseguenza esser vista come un successivo omaggio al pontefice.
Dopo la sua introduzione nella corte Estense il nome pampapato sarebbe stato poi modificato nel più ‘laico’ pampepato, visto anche l’abbondante uso di spezie all’interno del dolce. Da oggi, a garantirne la tutela da imitazioni e falsi sarà l’Unione Europea.