“Non abbiamo permesso al nostro dissenso e al nostro disagio, così come alle nostre competenze e conoscenze, di diventare arricchimento ed opportunità per tutta la comunità ed anche per il vescovo”. Parla di un “disagio tante volte taciuto” nei confronti degli “atteggiamenti e delle frasi” di Luigi Negri, la responsabile dell’organizzazione cattolica Pax Christi di Ferrara, Alessandra Mambelli. Che a una settimana dall’ormai celebre caso sollevato dal Fatto Quotidiano (che ha riportato le pesanti critiche a Papa Bergoglio espresse dal vescovo durante un viaggio in treno) rivolge un appello al mondo cattolico ferrarese affinché da tutta questa vicenda possa sorgere un’utile riflessione all’interno della comunità.
L’intervento della Mambelli prende infatti le distanze sia da Negri che dal quotidiano diretto da Marco Travaglio, che nelle ultime settimane ha ricevuto critiche da più parti per le modalità con cui sono state acquisite e interpretate le parole del vescovo. “Sarebbe bello – è il pensiero della rappresentante di Pax Christi – realizzare il sogno infantile di riarrotolare il nastro della storia e sapere cosa il vescovo diceva e intendeva realmente, cosa il giornalista ha sentito, come poteva essere ottenuta una serena chiarificazione, come si sarebbe potuti andare sulla stampa con altri toni e per altri argomenti. Siccome però rifare ciò che è stato non è possibile, mi piacerebbe poter estrarre qualcosa di positivo da una vicenda pur tanto triste, per noi e, suppongo, anche per il vescovo stesso”.
La Mambelli non nega l’esistenza di contrasti in seno alla Chiesa (in particolare dall’inizio del pontificato di Bergoglio) e vede come dato positivo “il venire alla luce del sentire condiviso di tante persone, di fede e di cultura diverse, persone qualunque e socialmente impegnate, che hanno finalmente espresso apertamente la loro solidarietà al papa ed il loro disagio rispetto ad atteggiamenti e frasi del vescovo, disagio tante altre volte taciuto. Se ci trovassimo in un contesto di indifferenza o di ostilità nei confronti della chiesa, a nessuno sarebbero importati eventuali dissidi interni, ma evidentemente sussiste un’intima intuizione, un suggerimento dello Spirito Santo, che la missione della Chiesa e il messaggio di questo papa sono di fondamentale importanza per la storia dell’umanità”.
L’invito a tutta la diocesi della Mambelli è mirato a una maggiore possibilità di confronto e dialogo all’interno della chiesa ferrarese, visto che “come più importante insegnamento, penso che dovremmo prendere spunto da questa vicenda per iniziare a cercare e trovare modalità e luoghi per confrontarci, tra clero e laici, cittadini e vescovo, religiosi e uomini di buona volontà, sulla lettura della realtà, da un lato, e sul modo di annunciare il vangelo dall’altro. Troppo spesso, infatti, come fedeli abbiamo colpevolmente taciuto, a volte anche perché non ci sono stati dati spazi ed occasioni per esprimerci: non abbiamo permesso al nostro dissenso e al nostro disagio, così come alle nostre competenze e conoscenze, di diventare arricchimento ed opportunità per tutta la comunità ed anche per il vescovo. E d’altra parte la voce del vescovo, non avendo luoghi e modalità di confronto con l’assemblea dei credenti, è suonata spesso come autoritaria ed ostile”.
Altro discorso riguarda l’importanza “del linguaggio che usiamo. Con le parole si può anche uccidere – afferma la rappresentante di Pax Christi -, e tanto più dovremmo stare attenti ad usarle quanto più ricopriamo ruoli pubblici o ci troviamo in luoghi pubblici. E questo vale per tutti, per il vescovo come per ciascuno di noi”. Una serie di riflessioni con cui la Mambelli sottolinea l’importanza di “cambiare il nostro modo di essere e di esserci nella Chiesa”. Solo in questo modo “Si potranno evitare episodi così incresciosi come quello che abbiamo appena vissuto e sarà invece dato più spazio al dialogo su questioni fondamentali per la vita delle persone e delle comunità”.