Cronaca
30 Novembre 2015
Pioggia di critiche all’ombra del duomo e sui social. Gli organizzatori: "Obiettivo raggiunto, se ne parla in tutta Italia"

L’albero di Natale della discordia

di Elisa Fornasini | 4 min

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È una grattugia, un portabottiglie, è osceno, inguardabile, una schifezza. Non si contano le critiche al nuovo albero di Natale in vetro di Murano, in corso di allestimento in piazza Cattedrale. Le polemiche si rincorrono all’ombra del duomo e sui social network ma si sa, come diceva Oscar Wilde, non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli. L’opera ha quindi già raggiunto il suo obiettivo: far parlare di sé e diventare la principale attrazione del Natale di Ferrara. Protagonista della scena prima ancora della sua accensione ufficiale, prevista il 5 dicembre in occasione dello spettacolo delle fontane danzanti.

Tanti i ferraresi che in questi giorni hanno seguito con attenzione il montaggio dell’opera, documentando il tutto con battute più o meno divertenti, più o meno critiche, più o meno pertinenti. La ‘guerra’ all’albero si divide su due schieramenti: chi si arma del buongusto e chi del portafoglio. “È antiestetico ed è uno spreco di denaro” commentano due umarel sotto il migliaio di tubi policromi che compongono l’opera, rimpiangendo il tradizionale abete natalizio. “È troppo piccolo rispetto all’imponenza del duomo”, “è troppo colorato rispetto al bianco della cattedrale”, “è troppo moderno rispetto alla cornice antica della piazza” si sente in giro.

Se l’impatto visivo è forte, non è da meno la spesa. L’operazione complessiva è di 25mila euro, divisi in 15mila euro per il noleggio e il resto in spese di montaggio, assicurazioni, vigilanza e sistema di videosorveglianza. Soldi spesi per salvaguardare il delicato albero e che non vengono ‘sborsati’ dal 2007, anno della sua ultima apparizione pubblica in piazza San Marco. L’opera lascia la città in cui è nata, la bottega dei maestri vetrai Simone e Giovanni Cenedese, per brillare a Ferrara. Presto i mille tubi in vetro soffiato, che si ramificano per 8 metri di altezza, verranno illuminati dal basso creando suggestivi giochi di luce e trasparenze che, forse, faranno cambiare idea anche ai ferraresi più scettici.

Eppure c’è anche chi difende l’albero innovativo come “omaggio al coraggio di cambiare”. Una voglia di novità e innovazione su cui puntavano proprio gli organizzatori. Alessandro Pasetti di Made Eventi – società organizzatrice del Natale e Capodanno insieme a Delphi International e Sapori da mare – smentisce punto per punto le critiche dei ferraresi. A partire dal prezzo. “Quello dei costi è un falso problema – spiega – perché con il budget del Comune (103mila euro, ndr) la società vincitrice del bando è obbligata a organizzare albero, luminarie, incendio del Castello e pista di pattinaggio. Noi abbiamo speso il triplo (320mila euro), di cui 90mila euro solo per le luminarie che non hanno ricadute economiche, mentre l’albero è un investimento che fa parlare di sé in tutta Italia”.

“È un’opera unica al mondo, talmente particolare e shoccante che non passa inosservata e noi di questo abbiamo bisogno: che il centro di Ferrata torni al centro del dibattito nazionale” prosegue Pasetti che difende la scelta fatta perché “quando si fa qualcosa fuori dalla norma bisogna accettare le critiche”. “L’arte per la sua peculiarità divide, o si ama o si odia, però almeno ci fa vivere, crea discussione. Quanti sanno che venerdì hanno inaugurato l’albero a Bologna? Nessuno perché non è una notizia, è una normalità, mentre del nostro se ne parla: all’inaugurazione del 5 dicembre verranno blogger da tutta Italia. È legittimo che un manufatto possa piacere o meno ma il suo obiettivo l’ha già raggiunto: far discutere”.

“Non vogliamo convincere tutti che l’albero sia bello perché il giudizio estetico è personale – conclude Pasetti – ma a noi interessa la ricaduta economica. E, dato che Trivago ha inserito la nostra città tra le dieci mete d’Italia da visitare per Natale, dimostra che abbiamo saputo creare attenzione, anche se questo vuol dire provocare con scelte che fanno discutere”. “Il 5 dicembre c’è già il tutto esaurito – conferma Riccardo Cavicchi di Delphi International – e quindi l’obiettivo di portare più persone possibili in città è stato raggiunto. Ci sarebbe costato di più fare una campagna pubblicitaria che portare un’opera unica al mondo in centro”.

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