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7 Novembre 2015
I cento anni dell'industria italiana celebrati a Bologna con mostra tutta al femminile

Amarena Fabbri: un mito diventato arte

di Redazione | 3 min

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Esattamente cento anni fa nel 1915, nasceva la celebre Amarena Fabbri che da allora delizia i palati di grandi e piccoli, accomunando le varie generazioni in un gusto che sa di famiglia e di dolci momenti di vita insieme. Nata da una ricetta di Rachele Buriani, moglie di Gennaro Fabbri, fondatore dell’azienda, la lavorazione della “Marena con Frutto” fu inizialmente limitata ai soli mesi di giugno e luglio ma divenne in breve tempo un successo che oggi merita di essere celebrato.

Il prodotto venne originariamente venduto in damigiane, ma, nei decenni successivi, all’idea del prodotto si aggiunse quel fondamentale valore aggiunto che fu il vaso di ceramica, prezioso contenitore da tenere sul bancone per riporre e servire l’Amarena.

La tradizione vuole che il primo esemplare di vaso fosse un regalo di Gennaro alla moglie Rachele, per ringraziarla di avere ideato la ricetta di quel nuovo, delizioso prodotto.

Quello della Fabbri è un rapporto che ha una significativa e convincente continuità, della nascita dell’ormai caratteristico vaso in ceramica giunto alla sua foggia attuale dopo le diverse versioni di vari ceramisti, fino alla presenza nelle serie di Carosello degli anni sessanta attraverso una serie di filmati pubblicitari considerati tra i primi della storia della televisione.

Incaricato della regia fu il celebre regista Luciano Emmer, che concepì anche l’avveniristico progetto Un pittore alla settimana, in cui gli artisti invitati venivano ripresi al lavoro nel loro studio. Ecco dunque Renato Guttuso, Giuseppe Capogrossi, Corrado Cagli, Amerigo Batoli, Carlo Levi, Franco Gentilini e Anna Salvatore.

unnamed (10)Oggi come allora, con la sua storia fatta di tradizione e capacità di guardare sempre avanti mettendo a frutto il patrimonio del passato e cercando di anticipare il futuro, Fabbri sposa l’arte come linguaggio privilegiato. Con la mente aperta, la stessa che portò l’azienda a scegliere importanti testimonial come Guttuso e Capogrossi, appunto, e a istituire il Premio Fabbri per l’arte contemporanea. In mostra vasi (sia prototipi che oggetti poi immessi in produzione), affiches, strumenti d’epoca per la lavorazione delle amarene, specchi pubblicitari, foto d’epoca, che raccontano una storia, la storia di una passione lunga cento anni.

Questa edizione del Premio Fabbri, coordinata artisticamente da Lea Mattarella, si svolge nei prestigiosi locali di Palazzo Pepoli Campogrande, un contesto che la città riconosce, per essere parte integrante della Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Le sale, in cui è stata sistemata la quadreria Zambeccari, che annovera opere di grandi artisti bolognesi e stranieri tra 600 e 700, vedono ora la presenza di ventisei artiste contemporanee accomunate dallo spunto della Fabbri.

In questa edizione, appunto, tutta al femminile, è di grande interesse vedere come si sia sviluppata la suggestione fornita dal celeberrimo contenitore di Amarena Fabbri in termini formali tanto diversi, che vanno dalle indefinite e quasi metafisiche atmosfere di alcune artiste, sino al segno esile ma costruttivo, sospeso nell’aria, di altre, passando per impressioni fotografiche e pittoresche, con atmosfere evocative e dinamiche.

Gli affreschi di Giuseppe Maria Crespi stanno a guardare questa straordinaria vitalità creativa dove fra le tante metamorfosi del vaso – segnala Lea Mattarella le artiste: Tamara Ferioli che ha realizzato un ‘opera olfattiva in cui si propaga il profumo dell’amarena e Donatella Spaziali che ha ridisegnato la sua storia familiare sui vecchi fogli del padre, rappresentante dell’azienda negli anni ’70.

E Kaori Miyayama che ha creato un paesaggio di ombre e nebbie in cui si staglia la sagoma di un edificio bianco a forma di vaso. Segue la ‘Combattente faentina’ di Marisa Albanese, che trasforma il decoro bianco e blu in tatuaggio; il fanciullo che scopre chissà quale fantasticheria scrutando una biglia-Amarena (è il lavoro della belga Amandone Samyn), mentre Gea Casolaro si sofferma sulle operaie che lavorano in via Emilia Ponente.

La mostra si inaugura domenica alle 17.30 a Palazzo Pepoli Campogrande, quando verranno annunciati i vincitori del premio 2015; al pubblico si rivelerà dal 10 novembre all’’8 dicembre.

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