Continua la meravigliosa mostra itinerante dedicata a Maurits Cornelis Escher da pochi giorni approdata a Treviso con il patrocinio del Comune stesso, prodotta ed organizzata da Arthemisia Group grazie alla collaborazione con la M.C. Escher Foundation e sempre curata da Marco Bussagli e dal collezionista Federico Giudiceandrea.
Dopo il grande successo di Roma al Chiostro del Bramante ed a Palazzo Albergati di Bologna, ora, nella sede unica e bellissima del complesso di Santa Caterina della città veneta, si ripropone con alcune innovazioni e pezzi diversi, sempre di interesse davvero unico, anche dal punto di vista didattico, fattore sempre ben presente e privilegiato nelle mostre di Arthemisia Group.
Il percorso espositivo della mostra propone, tra l’altro, interessanti confronti, l’ originale percorso di nascita dell’arte di Escher, il suo vivere in Italia per 13 anni – un lungo ‘educational tour’ – qui aveva trovato anche l’amore della sua vita, Jetta Umiker, una giovane svizzera che sposerà a Viareggio nel 1924 – durato dal 1922 al 1937, alla vigilia delle leggi razziali.
Aveva avuto un grande maestro, l’Ebreo sefardita Samuel Jesserum de Mesquita, quello che lo aveva introdotto alla sua futura professione, dato vita alla sua carriera e, soprattutto, gli aveva istillato la passione della sua vita, il disegno, l’incisione, un tipo di ‘arte scientifica’ che strabilierà gli scienziati ortodossi.
Forse fu proprio l’affetto riconoscente nei confronti del suo Maestro che ‘fuggì’, letteralmente, dal fascismo ormai imperante. Disegnava per istinto poi, al contrario, le sue opere si disvelarono come opere di profonda scientificità, autentiche ‘lezioni’ per docenti della materia. Presenti in mostra gli Emblemata, opere xilografiche non ancora decifrate completamente, tutte parte della raccolta di Federico Giudiceandrea, il suo formidabile e più grande ammiratore e collezionista, fin dall’adolescenza, presente e ottimo ‘docente’ alla vernice di Treviso.
Non può poi mancare quel capolavoro che è Metamorfosi II – di certo una delle più lunghe incisioni mai realizzate – con i suoi quasi quattro metri: un capriccio intellettuale, dove una forma finisce per trasformarsi nell’altra, in una rincorsa circolare che, partendo dalla parola «metamorfosi», con questa stessa si conclude.
All’origine c’è la parola metamorphose: essa, presto, diventa una scacchiera dalla quale emergono dei lucertoloni che si trasformano in esagoni regolari e poi in arnie, dalle quali escono delle api che diventano gli uccelli, che a loro volta cedono il passo a dei pesci trasformati in poliedri dai quali nasce un paese, con una torre che si affaccia sul mare presto tramutata in una scacchiera, per un ellittico percorso di mutazione. Uno splendido iter per immagini, dunque, la mostra su Escher, la storia di una grande vita d’artista degna d’essere vissuta.
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