Dopo il matrimonio lei si rifiutava di tenere il velo, di comportarsi a detta sua da “brava musulmana”. E il marito – stando alla versione della vittima – ha provato, inutilmente, a convincerla a suon di insulti e percosse. È durato quattro anni il calvario per una donna di 31 anni che alla fine ha deciso di separarsi dal marito, che ora è accusato di violenza sessuale e maltrattamenti.
La loro storia inizia all’università. Entrambi studenti libanesi a Ferrara, si conoscono sui banchi delle aule studio. Si mettono insieme e prima di finire gli studi lei rimane incinta. Si sposano nel 2008. Lui, coetaneo, lascia l’università per lavorare come operaio e mantenere la famiglia. Subito però nascono i primi contrasti. Secondo la donna, che è stata sentita come parte civile (costituita attraverso l’avvocato Rossella Mariuz di Bologna), il coniuge si lasciava influenzare negativamente dalla sua famiglia, rimasto in Libano. Deriverebbero da incalzanti condizionamenti dei suoi suoceri le richieste del marito, che le chiedeva di comportarsi da donna sposata, di portare il velo in pubblico, di abbandonare gli esami e la laurea.
“Se decidessi di portare il velo – ha detto in lacrime davanti al tribunale collegiale di Ferrara presieduto dal Luca Marini – lo farei per scelta mia, non per imposizione”. Durante l’esame la 31enne ha ricostruito gli ultimi anni di convivenza, dal matrimonio, ai maltrattamenti, fino alla separazione. Le pressioni dei genitori di lui sarebbero iniziate all’indomani delle nozze. Lei era anche costretta a chiamarli al telefono una volta alla settimana. Le suggerivano, o direttamente o per l’interposta persona del figlio, di portare il velo e tenere un comportamento più sottomesso.
Presto il rapporto coniugale si incancrenì. Nel frattempo la coppia si trasferisce nel bolognese. Nel 2009 si registrano già le prime ingiurie, seguite da percosse. Agli atti però non risultano referti medici. In questo periodo afferma di essere stata costretta ad avere anche rapporti sessuali con il marito contro sua volontà. Il clima di terrore si protrae fino al settembre 2013. Quando lei lo denuncia e se ne va di casa.
Alla prossima udienza verrà sentito l’imputato, difeso dall’avvocato Giampaolo Remondi.