Tresignana
16 Ottobre 2015
Presentato alla Casa della Cultura venerdì scorso il libro-documento di Stefano Muroni

Rossoni e la storia di un sogno

di Redazione | 5 min

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303 copiadi Eleonora Rossi

“Ho iniziato subito a leggere. E già dalle prime pagine, ho iniziato a viaggiare nel tempo”. È la voce di Folco Quilici , autore della postfazione, a commentare l’opera di Stefano Muroni “Tresigallo, città di fondazione. Edmondo Rossoni e la storia di un sogno”, fresco di stampa per Pendragon.

È un viaggio nel passato, nella voci di una memoria che rischiava di scomparire. Il nastro del tempo si riavvolge, torna ai primi decenni del Novecento, alla vita di un paese che “ha una chiesa, una torre, la villa di un conte fallito per aver tentato di fare una bonifica a sue spese (…) una scuola elementare, una scuola di musica con banda filarmonica e alcuni gruppi di case che rassomigliano maggiormente a ‘catapecchie’ o accorpamenti di ‘baracche’”.

Borgo di misere case, Tresigallo viene completamente trasformato, tra il 1933 e il 1939, in una vera città corporativa, realizzando il sogno di Edmondo Rossoni, ministro del governo fascista: eliminare la miseria nella propria terra, all’epoca la zona con il più alto tasso di disoccupazione d’Italia. Dove c’era l’erba si innalzano moderne opere pubbliche; dove regnava il fango, si tracciano nuove strade piastrellate. Ma la trasformazione di Tresigallo non è solo architettonica, si tratta piuttosto di una rivoluzione sociale, economica e soprattutto culturale.

Come sottolinea Giuseppe Parlato nell’introduzione: “Non è solo il Rossoni politico a tenere banco in questa bella ricostruzione di Stefano Muroni: è piuttosto il realizzatore, in particolare colui che trasformò radicalmente la propria città natale, Tresigallo, che era all’inizio del Novecento, un modesto borgo agricolo in provincia di Ferrara: Rossoni lo trasformò in città e ancora oggi è oggetto di studio per la sua particolare architettura razionalista (…) . Ma quello di Muroni non è un saggio sull’architettura della città di Rossoni (…) piuttosto è una lucida analisi della trasformazione interiore che Rossoni impresse alla città e ai suoi abitanti, vista attraverso le testimonianze degli abitanti di Tresigallo che Muroni – un giovane studioso che unisce la freschezza della giovinezza al rigore dello studio – ha saputo rendere con vivace immediatezza, come se non fossero passati i tanti decenni che ci separano da quegli avvenimenti”.

C’erano centoquaranta persone alla prima presentazione del libro, lo scorso venerdì 9 ottobre a Tresigallo, alla Casa della Cultura (“La biblioteca non era mai stata così piena!, ha osservato la direttrice Anita Arlotti, tanto da fissare un secondo appuntamento il 15 ottobre per chi desiderava una copia del libro).

“Stefano Muroni ama moltissimo il suo paese” – ha osservato Anna Maria Quarzi, Presidente dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara – e una partecipazione così sentita dimostra l’affetto e la riconoscenza dei suoi compaesani per il suo lavoro e il suo studio”. “Sono commosso – ha sorriso Stefano Muroni alla sala gremita, ringraziando i presenti – Questa è una storia meravigliosa e a raccontarla siete proprio Voi, i Tresigallesi”.

Ma come è iniziato il viaggio? “Avevo la curiosità di sapere com’era la vita nel passato – racconta l’autore -. Da bambino andavo con i miei nonni e i miei zii a spigare. Ero attratto dalle cascine abbandonate: sentivo una sorta di energia ed ero curioso di sapere chi aveva abitato tra quelle pietre, che cosa si mangiava, come si viveva. Dieci anni fa, nel 2005, ho incominciato a intervistare agli anziani del paese. Questi testimoni erano gli ultimi superstiti di una civiltà contadina arcaica ormai scomparsa. Mi raccontavano una straordinaria rifondazione. Da bambino sentivo spesso parlare di un tale Rossoni: Rossoni ha fatto questo, ha fatto la piazza, ha fatto il teatro. Io me lo immaginavo grosso, rosso, alto…più alto della città. Ero affascinato da queste storie e desideravo conoscerle, ma nessuno le aveva mai scritte”. Da qui l’idea di non lasciar scivolare i racconti nell’oblio.“Io ho un problema con le cose che finiscono – confida Stefano Muroni -: quando finisce una chiacchierata, quando finisce l’estate, quando finisce una relazione, quando finisce una vita. Mi chiedevo che ne sarebbe stato di tutte quelle storie quando le persone ci avrebbero lasciato; allora ho iniziato a scrivere”.

“Sono nato ai ‘Cortili’ il primo novembre 1928” – si legge nel libro – ; “il nostro cibo era molto semplice e povero, pane, minestra di fagioli e patate (…); “si ballava al suono gracchiante di un grammofono preso a prestito e si faceva filò”; “non c’era il pavimento, c’era la terra”.

C’è da perdersi nei ricordi della tradizione orale – l’autore sa riproporli con garbo e sensibilità – per ritrovare, in quei racconti, le nostre radici.

Attore professionista, classe 1989, Stefano Muroni si presenta nella sua veste di scrittore; ma in questo lavoro i suoi diversi talenti sono complementari, si rispecchiano l’uno nell’altro, perché “il mestiere dell’attore è raccontare storie”.

In dieci anni Muroni ha raccolto testimonianze, ha ricercato in archivi, ha studiato con rigore. Il suo libro è un documento inedito, approfondito da un saggio di Antonio Pennacchi. La Storia affiora in una dimensione corale, perché l’autore muove dai piccoli episodi di vita vissuta e li iscrive nella macro narrazione degli eventi. Il racconto procede così parallelo sul binario della storia personale e nazionale.

Dulcis in fundo, scelta non scontata, tre pagine di ringraziamenti: alla famiglia, agli amici, a tutti coloro che hanno collaborato, ad esempio a chi “per tutte quelle volte mi ha aperto il Teatro Novecento per consegnarmi la telecamera di proprietà comunale affinché io potessi intervistare gli anziani tresigallesi” . A chi ha accolto l’autore nella propria casa: “Mi hanno mostrato gli album dei propri ricordi”. Un ricco inserto di fotografie, ritrovate in archivi privati e semisconosciuti, illustra una narrazione di 342 pagine: un grappolo di bambini davanti all’asilo, la bottega di un calzolaio, le donne braccianti in posa sullo sfondo di un campo sterminato.

Il bianconero poetico delle immagini, come tasti di un pianoforte. “Tresigallo, città di fondazione. Edmondo Rossoni e la storia di un sogno”” è un documento originale e nel contempo un viaggio emozionale, vivo.

È la poesia del ricordo – mai disgiunta dal contatto con il dato storico – la carezza che fa pulsare l’opera di Stefano Muroni, il filo che annoda le storie sparse, voci che ora si abbracciano in un libro. E in una cornice d’infinito.

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