L’angioplastica venosa migliora sensibilmente i sintomi dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi), la patologia venosa individuata da Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara: lo afferma uno studio pubblicato sul sito della rivista scientifica Veins & Lymphatics intitolato “May symptoms of chronic cerebrospinal venous insufficiency be improved by venous angioplasty? An independent 4-year follow up on 366 cases” (I sintomi dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale possono essere migliorati dall’angioplastica venosa? Un follow-up indipendente di 4 anni di su 366 casi).
“Tutti i 366 casi presi in esami riguardano persone malate di sclerosi multipla, con diagnosi anche di Ccsvi (ossia di malformazioni alle vene giugulari interne, ndr). Tutti i pazienti sono stati controllati regolarmente con l’ecocolordoppler – secondo il protocollo Zamboni – dopo aver ricevuto un’angioplastica dilatativa venosa (Pta, palloncino) dopo la diagnosi di Ccsvi”, spiega Pietro Bavèra, chirurgo vascolare milanese, membro della Società Internazionale Disturbi Neurovascolari (ISNVD), autore dello studio.
“Si tratta dello studio osservazionale riguardante i sintomi della Ccsvi sul più alto numero di pazienti con Ccsvi e Sclerosi multipla (Sm) finora pubblicato”, sottolinea Bavèra. Tutti i pazienti sono stati studiati con ecocolordoppler (Ecd) nello stesso centro. “I risultati ottenuti ci inducono ad affermare che, in presenza di una diagnosi certa di Ccsvi, prima si interviene con l’angioplastica – in mani sicure – meglio è”. “Laddove ci sono miglioramenti, questi permangono – ha dichiarato l’autore dello studio – e vi è un riscontro tra la presenza di sintomi, o la loro ricomparsa, e la presenza di anomalia nelle vene”. “I malati – aggiunge – ormai riconoscono la differenza tra avere i vasi ‘aperti’ oppure no poiché sanno percepire i sintomi che migliorano o ricompaiono. L’Ecd conferma quasi sempre”.