“Quel paziente non è morto per legionella”. A chiudere il caso portato alla luce da Estense.com su una persona, Giuliano Catozzi, deceduta per una sospetta infezione dal batterio è il direttore generale del Sant’Anna Tiziano Carradori.
Il dg, intervistato dall’edizione ferrarese del ‘Carlino’ spiega che il decesso dell’8 agosto è avvenuto per “un insufficienza miocardica acuta con polmonite a carattere non infettivo”. Il riscontro, per ora, definitivo viene dall’autopsia sul corpo del paziente. Ma Carradori, tolto un peso, si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa e ne approfitta per attaccare la consigliera regionale del M5S Raffaella Sensoli, accusandola di generare “allarme sociale”.
La consigliera risponde però per le rime: “Consiglio al direttore Carradori di svolgere a pieno il suo lavoro, senza sconfinare commentando le affermazioni di chi svolge per conto dei cittadini un’attività ispettiva. Nei suoi ambiti di competenza non è contemplata la critica all’operato dei consiglieri regionali che operano nell’esercizio del loro mandato. Siamo ovviamente contenti che il paziente non sia deceduto a causa di legionella, come avevo già auspicato durante la mia interrogazione, ma la presenza del batterio è un dato di fatto e la verifica con la corrispondenza ai parametri indicati dall’Iss è un suo dovere. Chiedere che venga rispettato non mi sembra un’offesa contro nessuno, né tantomeno allarmismo.Adesso siamo tutti contenti che non ci sia stato nessun infetto, ma il rischio esisteva, vista la presenza del batterio oltre i limiti consentiti in un punto ben preciso. “.
Rimane in ballo però un’altra questione. L’istituto di igiene pubblica aveva fatto delle analisi anche nell’abitazione del paziente per verificare l’eventuale presenza di legionella: una presenza confermata della quale i pazienti però non sarebbero stati avvisati. E proprio su questo si concentrano le ulteriori critiche della Sensoli: “Non posso non rilevare con un certo stupore come mai i familiari del signor Catozzi siano stati tenuti all’oscuro di ogni aggiornamento sugli accertamenti che riguardavano l’abitazione privata del signore. Si è instaurata una pessima abitudine nella sanità emiliano-romagnola: ovvero quella di parlare con i giornalisti e non con i diretti interessati, i cittadini in primis. Se le critiche alla mia attività possono servire a dare maggiore attenzione ai controlli, alle disinfestazioni negli ospedali e alla tutela della salute dei cittadini, ben vengano. Il mio interesse è la salute dei cittadini e non le opinioni del direttore Carradori, al quale consiglio di essere meno suscettibile e prendere le mie osservazioni come un incentivo a fare sempre meglio”.
Sul punto interviene duramente anche il portavoce del comitato Vittime della pubblica amministrazione, Aldo Ferrante: “L’assessore alla Sanità Sergio Venturi, martedì 8 settembre ha confermato la positività al batterio della legionella in una doccia dell’ospedale di Cona che potrebbe aver provocato la morte di un uomo poche settimane fa, aggiungendo che però anche nell’impianto idrico dell’abitazione del defunto è stata rilevata la presenza di legionella. I media dal pomeriggio dell’8 settembre (la stampa on line prima: estense.com, il fattoquotidiano, ecc. ed i quotidiani il giorno successivo) pubblicavano la notizia della presenza di legionella nelle tubature domestiche della casa del defunto. Fino ad oggi, però nessuno si era preoccupato di comunicarlo alla famiglia interessata. Pensate all’imbarazzo, vergogna, riluttanza, senso di impotenza – osserva Ferrante – in cui si sono trovati quei familiari ad essere additati come “infetti”. Chi lo spiega alla gente tutta che i familiari sono persone normali e non sono degli untori. Chi doveva avvertire la famiglia di quel pericolo idrico, perché non l’ha fatto?”
E proprio i familiari, sempre dalle colonne de Il Resto del Carlino, annunciano che la vicenda non è finita qui: “Abbiamo intenzione di andare fino in fondo per sapere, primo, se Giacomo sia morto a causa della legionella e, in secondo luogo, per avere una risposta sulla totale assenza di informazioni circa le verifiche fatte a casa del nostro parente”