Cronaca
26 Luglio 2015
L'organizzazione: “La lettera è di tre settimana fa, in pieno clamore mediatico"

Premio Nobel rifiutato a Ferrara? “Solo problema organizzativo”

di Marco Zavagli | 4 min

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"Tim hunt" di Machmit (Machmit) - Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0

“Tim hunt” di Machmit (Machmit) – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0

“Un’università italiana ha ritirato l’invito a Sir Tim Hunt temendo che la sua lezione fosse bersaglio di attiviste femministe”, scriveva pochi giorni fa il Times di Londra, dando notizia dell’ultima disavventura del premio Nobel inglese per la medicina nel 2001, finito il mese scorso in una vera tempesta mediatica dopo alcune presunte dichiarazioni sessiste rilasciate a Seoul, in Corea. L’università italiana a cui si riferisce il quotidiano britannico è quella di Ferrara, anche se sarebbe più corretto dire che a ritirare l’invito sono stati i membri della Società Italiana di Anatomia e Istologia, che organizza un convegno dal 17 al 19 settembre nei locali di Unife. Convegno in cui era stato invitato anche l’illustre membro della Rotal Society di Londra. Ma, poi, a fine giugno, il dietrofront.

Tutto per una frase sulle donne molto difficile da inquadrare: battuta di spirito o vera dichiarazione sessista contro le donne impegnate nella ricerca? Tutto comincia l’8 giugno a Seoul, dove il Premio Nobel partecipa a una conferenza in cui sfortunatamente non è presente nemmeno una telecamera o un microfono. Ma i taccuini di alcuni giornalisti riportano quella che verrà fatta passare come dichiarazione choc: parlando del ruolo delle donne nella scienza, Hunt dichiara: “Lasciate che vi parli delle mie difficoltà con le ragazze. Accadono tre cose quando ci sono le donne in laboratorio. Ti innamori di loro, si innamorano di te e quando le critichi, piangono. Sarebbe meglio lavorare in laboratori distinti”.

Una frase che nel giro di poche ore fa il giro del mondo fino all’Inghilterra, dove scoppia la polemica per la presunta visione sessista di Hunt, che nel giro di pochi giorni viene sollevato da tutti i suoi incarichi più prestigiosi al Consiglio europeo della ricerca, all’University College di Londra e alla Royal Society. A nulla valgono le dichiarazioni di solidarietà di scienziati di grande fama come Richard Dawkins, convinti che la frase sia stata estrapolata dal contesto e strumentalizzata. Così come è passato sottotraccia – almeno per il momento – il rapporto di un funzionario dell’Unione europe presente alla conferenza. Il funzionario specifica che la frase continuava, esplicitando che si trattava solo di una battuta: “ora torniamo seri”.

Fatto sta che Hunt è stato ormai “riabilitato” nel mondo accademico. Ma per settimane il suo presunto sessismo ha tenuto banco negli atenei di tutto il mondo. E’ proprio in questo periodo che va collocata la lettera recapitata via posta elettronica al Nobel. La firma è del professor Silvano Capitani, professore ordinario di Anatomia umana di Unife e presidente del comitato organizzatore. “Il consiglio della società – recita la missiva diffusa dal Times – ha raggiunto la conclusione che la vostra presenza alla sessantanovesima conferenza annuale della società potrebbe causare qualche evento pericoloso per voi e per il regolare svolgimento della manifestazione”.

Abbastanza per scatenare un putiferio, ripreso ieri a tinte fosche dal “Foglio”. Eppure, a sentir parlare il prof. Capitani, contattato ieri telefonicamente da Estense.com, è difficile parlare di censura. E neppure di coinvolgimento di Unife. “L’università non c’entra con la questione – assicura Capitani -. L’evento è un meeting organizzato dalla Società Italiana di Anatomia e Istologia. Il sottoscritto ha avuto l’onere e il piacere di organizzare questo congresso scientifico. Questo ruolo comporta la responsabilità come organizzatore di valutare con prudenza ogni aspetto, per garantire il regolare svolgimento del meeting”.

E in quest’ottica, “quanto accaduto inaspettatamente a Tim Hunt, finito suo malgrado in un tritacarne mediatico, non poteva essere sottovalutato.Teniamo presente poi che la nostra decisione risale a circa tre settimane fa, nel pieno clamore mediatico che ne ha provocato le dimissioni da prestigiose istituzioni”.

Capitani ci tiene a precisare che “il sottoscritto e tantomeno la nostra società non hanno nulla contro lo scienziato, anzi, si tratta di un premio Nobel che non ha bisogno di presentazioni. Il fatto però che sia diventato una vittima di una situazione mediatica che ha assunto caratteristiche esplosive può potenzialmente creare problemi organizzativi in un evento come il nostro. Credo sia una questione di buon senso, non certo di esclusione, anche per tutelare l’Ateneo che occasionalmente si trova ad ospitare il meeting”.

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