“Lega nord è pronta, avanti con le ruspe”. Le magliette con gli slogan e il mezzo ‘simbolo’ della campagna di Matteo Salvini vanno a ruba nella Villa Pignara di Quartesana, dove il Carroccio ha dato vita alla sua più grande festa provinciale mai organizzata sul territorio estense. E a guidare la serata di inaugurazione non può che essere lui, l’unico Matteo capace di contendere a Renzi – almeno secondo i sondaggi nazionali – il ruolo di primo politico d’Italia. Salvini si presenta a Quartesana intorno alle 20, in tempo per qualche breve scambio di battute con i giornalisti e per salutare il leader regionale del partito Alan Fabbri, prima di collegarsi in diretta su La7 con il programma In Onda di Gianlugi Paragone e Francesca Barra.
Le prime parole di Salvini riguardano un tema locale come la situazione dell’Emilia del dopo terremoto, che il leader del Carroccio definisce “una delle principali vergogne italiane. Ci sono ancora 5mila persone fuori dalle loro abitazioni – afferma Salvini -, mentre le prefetture cercano case sfitte da assegnare agli immigrati. Ma un paese serio dovrebbe guardare prima di tutto ai propri cittadini”. E rispondendo alle domande sulle politiche dell’Unione Europea, anche riguardo alla crisi greca, il segretario leghista ribadisce le parole pronunciate nel parlamento comunitario: “O ricostruiamo da capo l’Europa, rendendola più seria e attenta ai bisogni di chi lavora, oppure tra due mesi saremo di nuovo qui a farci le stesse domande”.
Concetti che ripeterà poche ore dopo tra gli applausi dei circa 450 presenti, al fianco di Alan Fabbri e del sindaco di Bondeno Fabio Bergamini. Ma anche i due bondenesi raccolgono parecchi consensi nel parlare delle proposte politiche leghiste. In particolare il capogruppo regionale, che in un paio di passaggi infuocati del proprio intervento si scaglia contro il Comune di Ferrara (e in particolare contro l’assessore ai servizi alla persona Chiara Sapigni) e contro Don Bedin, il parroco che da anni guida due associazioni di volontariato che si occupano di integrazione: “Domani sera – annuncia Fabbri – assegneremo un premio al ‘miglior non buonista’ nelle amministrazioni locali, perchè non tolleriamo più certe amministrazioni di centrosinistra che si fanno belle con i vostri soldi. Mi riferisco al Comune di Ferrara e all’assessore Sapigni, secondo cui portare gli immigrati all’interno delle nostre comunità è una cosa dovuta. Crediamo che ovviamente ci sia bisogno di collaborare e che ci vuole solidarietà, ma occorre chiarezza e precisione. Non accetteremo più che un Comune in maniera autoreferenziale porti queste persone nei nostri Comuni e organizzeremo dei sit-in contro queste situazioni che stanno veramente distruggendo il nostro stato sociale”.
L’ex sindaco di Bondeno torna quindi a parlare della polemica con il parroco ferrarese, affermando che “poche settimane fa mi sono attaccato con un prete, Don Bedin, che diceva che per sviluppare questa provincia bisogna aumentare le quote di clandestini: una cosa assurda che noi non accettiamo. Che il prete vada a fare la sua politica da un altra parte e non venga a rompere i coglioni qua da noi. A Bondeno, Comune terremotato, non abbiamo accettato alcun clandestino perché crediamo che prima dobbiamo ricostruire le case distrutte dal sisma, al contrario di come la sinistra sta portando avanti la ricostruzione, ancora ferma al 20%”. L’ultimo messaggio di Fabbri è presentato come una “piccola parentesi anche per i giornalisti locali: noi non ci fermeremo a quello che abbiamo ottenuto. L’anno scorso alle elezioni regionali ci ha separato dalla vittoria solo il 2%. Vogliamo vincere, partendo dai Comuni che andranno alle elezioni l’anno prossimo come Cento, Vigarano e Portomaggiore e anche in quelli dove si voterà tra due anni: Comacchio, Goro e tutti gli altri. Per creare una classe politica territoriale che difenda i diritti dei nostri territori lontana dai falsi moralismi”.
Il discorso di Salvini mira invece a un concetto: “la normalità”. Che il leader leghista descrive attraverso esempi economici e sociali: “Normalità vuol dire cancellare una norma infame come la legge Fornero, perchè andare in pensione dopo 40 anni è un diritto, non un privilegio”, è uno dei casi su cui si sofferma Salvini, che spara a zero anche su un’altra riforma del governo Monti: gli studi di settore: “uno strumento di tortura fiscale, perchè in un paese normale si pagano le tasse se guadagni qualcosa e non si pagano le imposte su capannoni o negozi sfitti o sui terreni agricoli”. Altre bordate dal segretario del Carroccio sono rivolte all’introduzione del reato di tortura, perchè “polizia e carabinieri devono poter fare tranquillamente il proprio lavoro, senza l’ansia di essere denunciati dal primo sfasciatore o rapinatore. Non so perchè ci fanno copiare dagli altri paesi quello che non funziona”. Un discorso che farebbe storcere il naso a chi ha seguito le dinamiche del caso Aldrovandi, visto che il ragazzo fu ucciso nonostante non avesse commesso alcun reato, ma la platea di Quartesana applaude sonoramente. Così come quando Salvini ripropone un altro cavallo di battaglia della Lega in tema di ordine pubblico: “Se qualcuno mette le mani addosso a una donna o a un bambino e li stupra, se io sono al governo non lo potrà più rifare perchè c’è la castrazione chimica“.
Passando ai temi sull‘immigrazione, secondo Salvini “i governi di Renzi e Bonaccini sono razzisti nei confronti degli italiani: se non avessimo 5mila famiglie ancora fuori casa a tre anni dal terremoto, allora potremmo accogliere chiunque. Altrimenti negli alberghi e negli agriturismi non bisogna metterci un clandestino ma un italiano, che ha anche pagato più tasse”. E tra le varie popolazioni e culture che emigrano in italia, nei discorsi del leader leghista l’Islam merita una distinzione particolare: “Ognuno può credere in quello che vuole: nella chiesa cristiana, valdese, induista o buddista. Ma se vieni in Italia e dici che non ti piace il crocifisso, torni a casa tua. E finchè l’Islam non dirà che la donna è uguale all’uomo e che ognuno può credere nella religione che preferisce, allora non vi concederemo neanche mezzo metro quadrato di moschea“.
Per quanto riguarda le riforme nazionali, Salvini scaglia ancora qualche frecciata a Renzi affermando che “non prometto di regalare 80 euro a tutti, quello è l’altro scemo“, per poi soffermarsi sul problema della natalità in Italia, “con 500mila persone nate e 600mila morte nel 2014, un bilancio che non si vedeva dal 1917 quando c’era la guerra”, affermando che “la prima cosa da far ripartire è la voglia di costruirsi una famiglia e un futuro, come fanno in Francia con i primi due anni di asilo nido gratuiti. Dove prenderei i soldi per farlo? Intanto chiudendo le prefetture, che non servono a niente, e dando ai sindaci poteri di ordine pubblico. E poi regolarizzando e tassando il mestiere più antico del mondo: la prostituzione“. E la chiusura del discorso suona come un guanto di sfida in una regione da sempre considerata terra della sinistra: “In una terra teoricamente rossa, la Lega sta portando avanti battaglie che teoricamente sono della sinistra. Se ci fosse Berlinguer, vedendo Renzi si rivolterebbe nella tomba“.
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