Eventi e cultura
29 Maggio 2015
L'artista e fotografo italo-giordano terrà un corso di specializzazione a Spazio Gesù

Workshop fotografico con Mustafa Sabbagh

di Redazione | 2 min

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C’è una fiera dove si raccontano le paure. Paure che diventano fiaba, leggenda, memoria. È piccola, si osserva in silenzio, uno spettatore alla volta. Sono storie nate nelle campagne ferraresi, dai racconti sussurrati nei cortili e tramandati a voce. Arrivano da Ferrara, ma hanno incantato perfino la Corea del Sud. Ora ritornano a casa, nella loro città, per farsi ascoltare. Si tratta de “La piccola fiera della paura” di Officina Teatrale A_ctuar

L’artista e fotografo italo-giordano Mustafa Sabbagh terrà a Spazio Grisù, presso la nuova Factory creativa di Ferrara (via Poledrelli 21), sabato 30 e domenica 31 maggio, dalle 10 alle 18, un workshop intensivo di fotografia (riservato a un massimo di soli 12 partecipanti). Sabbagh, che ha appena concluso con grande successo un workshop riservato ai migliori studenti delle accademie d’arte e fotografia di tutta Europa al Maxxi di Roma, alternerà teoria e pratica, assoli e coro. Al termine del workshop ogni partecipante realizzerà un dittico fotografico, in cui un ritratto e un’immagine realizzata in esterno dialogheranno tra loro.

“Durante la mattina del primo giorno parlerò ai partecipanti della diversità di linguaggi insita nella fotografia, di come il linguaggio della costruzione di immagini, così composito, possa diventare mezzo e fine, modus e obiettivo – spiega lo stesso Sabbagh -, facendo di tanto in tanto riferimento a quanti in me hanno lasciato un solco dal punto di vista iconografico, educativo, immaginifico. Nel pomeriggio metterò in atto le parole, occupandomi della progettazione e della realizzazione di ritratti, all’interno dei quali obiettivo principale sarà la dimostrazione pratica che il contesto crea la sostanza, che it is my daily mood that makes the weather, attraverso l’alleanza e la complicità di ciò che maggiormente, in un ritratto, parla del soggetto: lo stile. Nel secondo giorno, chiederò ai partecipanti la realizzazione estemporanea di un ritratto rappresentativo sia del proprio stile – dal punto di vista della tecnica – che dello stile conferito, o colto, nel soggetto – dal punto di vista della visione -; al termine di questa fase e a partire dai ritratti realizzati, domanderò ai partecipanti quale sia l’interpretazione dei loro stessi scatti, e da lì avvieremo un panel di discussione che farà ulteriore luce sulla fotografia, sulla tecnica del ritratto, ma soprattutto su loro stessi, perché padroneggiare la fotografia, e soprattutto la tecnica del ritratto, significa obbligatoriamente dovere avere a che fare con se stessi… la lente fotografica è uno specchio”.

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