Una rissa selvaggia, estremamente violenta, sfuggita a ogni controllo oltre che a ogni forma di civiltà: in tanti ricordano l’episodio avvenuto il 29 marzo scorso a San Giuseppe di Comacchio, dove due famiglie di origine rumena hanno insanguinato le strade prendendosi a pugni, calci, colpi di mazza e bottigliate. Una guerriglia urbana che richiese l’intervento dei carabinieri, che pure in una situazione di pericolo – vista la netta inferiorità numerica – riuscirono a immobilizzare e arrestare otto persone.
Un’esplosione di violenza che causò anche il ricovero di una decina di feriti, di cui uno in prognosi riservata, e che ieri è stato ripercorso durante il processo a carico degli otto cittadini rumeni alla sbarra, tre dei quali sono stati condannati: pene di due anni e mezzo per Florin e Petre Tudorache, due anni per Patric Tudor. Cinque invece gli imputati assolti per mancanza di prove: per loro sono state revocate tutte le misure cautelari ed è stata disposta la loro liberazione.
Durante il processo si è scoperto l’assurdo motivo della lite: la scintilla infatti sarebbe scoccata a causa di una discussione su chi avrebbe dovuto utilizzare un furgone per il trasporto dei metalli conteso dalle due famiglie. Quella che era nata come una serata di festa è quindi degenerata – complici le ingenti quantità di alcol assunte dai presenti – in una vera e propria battaglia campale, con tanto di assalti all’arma bianca e feriti distesi in mezzo a via Fiume.
Vitali per il processo sono state anche le immagini filmate dai carabinieri intervenuti sul posto, che hanno permesso di riconoscere e accertare con sicurezza i ‘colpi proibiti’ sferrati dai tre condannati ai loro connazionali. Ma nonostante le assoluzioni, appare molto probabile che i buoni rapporti tra la famiglia al centro dell’episodio e il vicinato di via Fiume siano destinati a finire. Sia per l’indimenticabile violenza dell’episodio, sia per le voci che hanno alimentato una delle ipotesi accusatorie (rimasta però tale nel processo): che dietro al furgone conteso vi fosse in realtà un traffico illegale di metallo.