Cronaca
9 Aprile 2015
La “Nuova Casa di Federica” apre le porte alla città. Sapigni: "Un punto di riferimento del sociale"

Un rifugio per madri e figli vittime di violenza

di Elisa Fornasini | 4 min

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La “Casa di Federica”, una casa rifugio per madri e figli vittime di violenza o di disagio sociale, risorge dalle proprie ceneri, più forte e utile che mai. La “Nuova Casa di Federica” è stata inaugurata ufficialmente in via dell’Aeroporto 10/a, ma è già aperta e operativa dallo scorso settembre. L’accogliente struttura, gestita dalla neo cooperativa sociale Airone, ospita attualmente tre giovani mamme italiane che, nonostante le difficili esperienze di violenza o di disagio sociale, familiare ed economico, hanno deciso con coraggio di tenere i loro bambini e di farli crescere in un contesto più sano e positivo.

Un servizio di sostegno alla genitorialità che rischiava di perdersi: la prima comunità per gestanti e madri con bambino, gestita dall’associazione Arcobaleno, ha chiuso i battenti per ragioni economiche nel settembre del 2013 dopo quattro anni di attività in cui ha dato accoglienza e supporto a 12 nuclei familiari. È subentrata allora Confcooperative, tramite la cooperativa sociale Airone nata nel marzo 2014, a far risorgere questo servizio, definito da tutti gli operatori “una nicchia di intervento sociale di grande importanza per la comunità”.

La nuova abitazione, che può ospitare un massimo di quattro nuclei, è un ambiente intimo e pulito suddiviso in una cucina abitabile, un caldo salotto, cinque camere da letto, due bagni e un piccolo cortile. A guidare autorità e cittadini nel tour della casa è Sandra Villani, accompagnata dalle sei operatrici Denise Perticarini, Luisa Lampronti, Ilaria Ghelfi, Carla Leni, Tiziana Scialpi e Gabriela Negacinki. Le operatrici, definite le “buone zie” che affiancano le mamme nel percorso di reinserimento sociale, sono le stesse della prima “Casa di Federica” che, in questo modo, non solo non hanno perso l’incarico ma hanno potuto continuare il loro lavoro di sostegno alla genitorialità.

“Può capitare a chiunque di attraversare un momento di difficoltà – commentano all’unisono le operatrici – ma è fondamentale che queste situazioni siano adeguatamente supportate per evitare che degenerino, aumentando il carico di sofferenza e disagio sociale. La nostra casa offre un contesto protetto che ha come principio fondamentale la partecipazione diretta e l’autodeterminazione del proprio progetto di vita da parte delle mamme inserite. In questa piccola comunità, perché crediamo che i piccoli gruppi siano la condizione ideale in cui instaurare una corretta relazione di aiuto, si recuperano, rafforzano e sviluppano le capacità e le risorse delle mamme in difficoltà, affinché i loro bambini possano crescere in modo positivo”.

“È una casa accogliente, disponibile, aperta 365 giorni all’anno, 24 ore su 24, che può rispondere in modo adeguato ai bisogni del sociale” fa eco l’assessore Chiara Sapigni che si dice contenta di festeggiare l’apertura della casa, “un risultato che sta pagando le molte fatiche e difficoltà del percorso”. “L’auspicio, che è già realtà – prosegue Sapigni – è che questa struttura possa diventare un punto di riferimento tra le diverse realtà che si occupano di percorsi di accoglienza. Una solidarietà tra tutti i soggetti che è fondamentale per aiutare queste donne a ritrovare l’autonomia e a concludere il loro percorso di inserimento sociale in maniera positiva”.

Tutto il percorso di riapertura del servizio è stato accompagnato dalla Confcooperative Ferrara, i cui responsabili – il presidente Roberto Crosara e il direttore Ruggero Villani – si dicono soddisfatti di “aver sostenuto questa storia di rigenerazione, recuperando un servizio che si stava perdendo e che ha trovato le condizioni per mantenere il lavoro delle operatrici e per continuare ad aiutare le donne in difficoltà: un’iniziativa che ha tutte le basi per poter fiorire in maniera importante perché ha fatto fiorire i percorsi di vita di queste donne”.

L’ultima parola, prima di continuare la festa a suon di buffet e palloncini, spetta a Angelo Lucio Bruno, presidente della cooperativa sociale Airone. “Il progetto era stato abbandonato dall’associazione Arcobaleno per cause ignote e noi l’abbiamo ripreso per garantire una serenità alle madri che hanno vissuto situazioni devastanti. Siamo qui per dare una mano alla società, ora la società deve dare una mano a noi per fare in modo che non si rischi più la chiusura di un servizio così importante”.

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