Cronaca
7 Aprile 2015
Inaugurato il Pinchi Opus 446 voluto dall'avvocato Giorgio Franceschini. Cerimonia con il figlio ministro e il vescovo

Un nuovo grande organo risuona a San Giorgio

di Redazione | 3 min

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La Proto Basilica di San Giorgio vede quest’anno compiersi il seicentesimo anniversario della presa di possesso da parte dei Monaci Benedettini di Santa Maria di Monte Oliveto: le iniziative, numerose, promosse da aprile a maggio, si volgono a testimoniare “la modifica del territorio attraverso l’ora et labora – spiega Don Antonio Maria Bellantone in conferenza stampa – valorizzando storia e cultura della realtà locale”. È dunque in un quadro di grande importanza che si colloca l’inaugurazione odierna dell’Organo Opus 446 della ditta Pinchi (Foligno – Pg), strumento di pregevole fattura, vanto tutto italiano, che porta a realizzazione il progetto del maestro Luigi Locatelli.

Le vesti dell’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri e dei diaconi esplicano la solennità della cerimonia religiosa: sono le 11 quando le campane suonano a festa radunando i fedeli nella Basilica di San Giorgio per la Messa. La liturgia, come suole dal 2013, è accompagnata dal maestoso suono dell’organo che sovrasta la navata centrale, sbalordendo quanti corrono con lo sguardo alla cantoria sopra la porta d’ingresso: la grande cassa tardo-manieristica si presentava vuota fino al 2007, quando il comitato presieduto dall’avvocato Giorgio Franceschini ne promosse la ricostruzione, mirabile oggi nelle circa 2500 canne che riempiono i suoi 10 metri d’altezza. La “committenza illuminata – spiega l’organaio Claudio Pinchi – e le collaborazioni positive” hanno reso l’impresa possibile: il progetto del maestro Locatelli ha potuto vantare il supporto della ricerca dell’Università di Goteborg e la consulenza dell’organaro Ahrend, e ha trovato ispirazione principale in particolare “nei registri dell’organaro Arp Schnitger ma – illustra il maestro – ho tenuto conto delle caratteristiche dell’ambiente e l’anima dello strumento ne delinea una propria connotazione artistica, capace di spaziare nella letteratura organistica”. I lavori di inserimento dell’organo nella cassa e delle successive delicate fasi di intonazione si sono protratti da agosto a dicembre 2012, e oggi, 6 aprile 2015, il nuovo grande organo della Basilica, con le sue tre tastiere completamente indipendenti e i 34 registri, è stato inaugurato.

Nel riferirsi allo strumento di pregevole fattura il vescovo Negri destina parole di grande gratitudine “al contributo fondamentale – spiega – d’ingegno ed economico di chi ha reso questo possibile”. La memoria corre subito a Giorgio Franceschini, che ne ebbe la felice intuizione, e perché il ricordo vincesse il tempo, il Lions Club Distretto 108Tb, che ha avuto parte attiva della ricostruzione dell’organo, ha quest’oggi colto l’occasione per apporre una targa commemorativa all’interno della Basilica stessa. A scoprirla, nel silenzio commosso dei molti presenti, è stato il ministro per i beni e le attività culturali e del turismo Dario Franceschini, figlio dell’avvocato Giorgio venuto a mancare tre anni fa. Nella conferenza stampa che ne è seguita, il ministro ha espresso grande soddisfazione per “il recupero dell’organo della prima cattedrale ferrarese, che ha unito sforzi nazionali e della comunità ferrarese – illustra l’onorevole – dando esempio concreto del dovere costituzionale di tutela del grande museo diffuso che è il nostro Paese”. Parole di lode anche da parte del sindaco Tiziano Tagliani che sottolinea come “la città non [esista] – interviene – se non nel dispiegarsi delle sue strade e dei suoi ciottoli e nella comunione tra i cittadini e la loro cultura”: il connubio tra musica e vita religiosa, a più riprese espresso dalle molte riflessioni, trova la più alta dimostrazione di sé, però, nell’aria liberata dalle canne dell’organo.

Così, le mani (e i piedi) del maestro Locatelli si muovono sapienti sulle tre tastiere e sulla pedaliera a far vibrare le ance per il concerto che chiude l’intensa mattinata d’inaugurazione: l’altare è vuoto e poche sono le tuniche bianche dei monaci che si aggirano tra le navate; i presenti sono girati tutti verso il grande organo e restano così, con il naso all’insù, ad ascoltare le sue voci.

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