Politica
5 Aprile 2015
Incontro in commissione di controllo tra consiglier, assessore al Bilancio e rappresentanti del Cap di Ferrara

“Tutelare l’acqua anche uscendo dalle logiche di mercato”

di Redazione | 3 min

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“Tutelare un bene come è l’acqua, se necessario anche uscendo dalle logiche di mercato, è una battaglia di civiltà, per quanto il parere dei cittadini abbia già avuto espressione tramite il referendum del giugno 2011”. Marzia Marchi, del Comitato acqua pubblica di Ferrara ha posto la questione in questi termini.

L’occasione per tornare a parlare di gestione del servizio idrico in città e nella provincia è stata la riunione congiunta della prima commissione consiliare e della commissione consiliare di controllo, nel pomeriggio di giovedì 2 aprile. Il confronto, a cui ha preso parte l’assessore al Bilancio del Comune di Ferrara Luca Vaccari, è stato serrato ed ha reso possibile il confronto con le istituzioni cittadine che i portavoce del comitato chiedono ormai da tempo.

Federico Balboni, presidente della seduta congiunta, ha precisato che “ci si è attivati per creare un inter gruppo consiliare pro acqua pubblica, che farà propria la sensibilità del Comitato sul tema”.

Marcella Ravaglia, portavoce del Comitato ha tracciato un quadro che dalle misure previste del Documento Economia e Finanza (Def) del 2014, passando per il decreto “Sblocca Italia”, per arrivare a quanto stabilito nel testo della legge di Stabilità, “ha consentito il passaggio da una gestione unitaria ad un gestore unico dei beni comuni. Il desiderio di favorire la nascita di grandi multiutility private va contro il parere espresso dai cittadini in sede referendaria”. A questo si aggiunge, precisa la Ravaglia “un modello di gestione da parte di Hera, tutt’altro che virtuoso, con investimenti sempre meno consistenti, bollette più salate e un’indebitamento in aumento”. La dismissione di circa 6 milioni di azioni, corrispondente al passaggio dal 51% al 38% come previsto dal nuovo patto di sindacato di Hera, sarebbe secondo il Comitato acqua pubblica come “svendere il patrimonio di tutti per avere degli utili a breve termine. Siamo qui oggi per domandare ai consiglieri di non rendersi disponibili ad una simile operazione, che preluderebbe all’impossibilità di un ritorno al controllo pubblico dell’acqua” ha concluso Marcella Ravaglia.

All’audizione delle due portavoce del comitato ha fatto seguito l’intervento dell’assessore Vaccari che ha sottolineato come “ragionare in termini di investimenti e fatturato in una grande multiutility come Hera è quanto meno riduttivo – ha precisato – la gestione del patrimonio idrico e la proprietà dell’azienda Hera sono due questioni differenti, bisogna infatti distinguere tra la partecipazione del Comune di Ferrara alla società per azioni Hera, ed il contratto di gestione della rete idrica, rete che rimane di proprietà del Comune”. Sulla passaggio dal 51% al 38% per le quote azionarie vincolate Vaccari ha rassicurato i consiglieri presenti rispetto al fatto che la dismissione di quel 20% circa non ridurrà la capacità di controllo del Comune di Ferrara sulle scente locali operate da Hera.

Tanti gli interventi dei consiglieri comunali, per Anselmi, capogruppo di Forza Italia è necessario “difendere la qualità del servizio idrico a prescindere dal soggetto erogatore sia esso pubblico o privato”. Luigi Vitellio, del Partito Democratico ha invitato i presenti a riflettere sul tema senza “preconcetti riguardanti i termini pubblico o privato, dal momento che allo stato attuale la legge di Stabilità lascia invariato il ruolo degli enti locali nei consigli di amministrazione delle società di gestione dei servizi”.

Per Leonardo Fiorentini è invece necessaria “maggiore sensibilità sul tema. Chi parla di posizioni non pregiudiziali forse dimentica il valore dell’acqua come bene primario. Senza contare che in una società delle dimensioni di Hera è difficoltoso essere al corrente di quanto viene deciso, aspettarsi di riuscire a controllarne le decisioni è impossibile”.

Matteo Fornasini (Fi), ha invece invitato i rappresentati del Comitato a servirsi di tutte le vie previste per poter conferire in Consiglio Comunale così che “dalla partecipazione si possano considerare insieme delle alternative percorribili concretamente”.

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