Nonna Amelia spegne 104 candeline
Un evento speciale ha caratterizzato, sabato 10 maggio, la giornata alla Casa di Riposo Capatti: Amelia Destro ha raggiunto l’eccezionale traguardo dei 104 anni, celebrata con affetto da tutta la struttura
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L’assemblea dei soci ha approvato il Bilancio d’esercizio 2024 di Patrimonio Copparo, società completamente partecipata dal Comune, deputata alla gestione del patrimonio comunale e di diversi servizi
È stato approvato nella seduta del Consiglio Unione Terre e Fiumi di lunedì 5 maggio il Bilancio consuntivo 2024 dell’Azienda speciale Servizi alla Persona dei tre Comuni dell’Unione
Una rappresentazione intensa: “Intro-Verso”, al Teatro De Micheli di Copparo, giovedì 8 maggio, ha conquistato il pubblico con la sua forza emotiva e la sua capacità di coinvolgimento
Si è recentemente svolta l'assemblea Gecim, la società che si occupa della gestione dei servizi cimiteriali “in house”
Copparo. Per la stagione di prosa va in scena venerdì 27 marzo alle 21 al teatro comunale De Micheli, “Velodimaya”, monologo comico scritto e interpretato da Natalino Balasso. Una commedia che parte da una verità data per assoluta: che ultimamente le società occidentali sono tornate a disparità preottocentesche.
Il mito della ricchezza, l’ambizione al matrimonio e alla sistemazione da parte di molte donne, l’assenza di orizzonti non preconfezionati nella testa dei giovani, l’idea del privilegio come effetto fisiologico della gestione del bene pubblico, sono effetti molto presenti, ma che sembravano allontanarsi dalle società evolute. E non solo la sfera occidentale, anche il resto del mondo sembra vivere un’involuzione, il fatto ad esempio che le società che hanno scelto l’islamismo si rivolgano alle forme più rigide di questo pensiero del mondo, sta a significare che l’insicurezza per il futuro porta inevitabilmente al trionfo della superstizione. Stiamo tornando all’inizio, stiamo passando dal via.
Come possiamo raccontarci tutto questo senza cedere allo sconforto? Solo il teatro può farlo, attraverso la commedia, attraverso l’arte della risata. “Velodimaya” è una specie di mappa del pensiero contemporaneo, attraverso un tempo indefinito, nel vortice degli uomini e delle nazioni. Le nazioni moderne non sono nazioni, sono affari. E in tutta questa compravendita, qual’è la verità? Navighiamo attraverso il racconto dei desideri e delle paure dei nostri attuali compagni d’avventura in questo lembo di terra. Stiamo giocando a un gioco in cui le carte sono truccate e le regole sono tutte da scoprire, è un gioco antico che, quando sembra fare un passo avanti, sta solo prendendo la rincorsa per tornare al punto di partenza. Siamo dentro un film, ciascuno di noi recita un personaggio, chi meglio, chi peggio, ma tutti facciamo finta. A questo punto il nostro personaggio è costretto a indagare, come fosse il detective di un film giallo, ci sono solo prove indiziarie, il quadro non è chiaro. Visti da lontano, in questo nostro affannarci, anche nel nostro inciampare, facciamo ridere.
Parlando del suo spettacolo, Balasso afferma che “chi mi conosce sa che non amo scrivere in teatro pièce sulla contemporaneità. Con Ercole in Polesine raccontavo il mito greco, con La Tosa e lo Storione raccontavo una vicenda quasi vera degli anni ’30 del secolo scorso. Con L’idiota di Galilea ero tornato all’anno zero. Ho sempre trovato stucchevole la rappresentazione che i comici fanno della contemporaneità, con battutine sui politici o sul gossip giornalaro. Ho pensato però che ci fosse, perché c’è sempre stato in teatro, un modo migliore per rappresentare le nostre paure e i nostri desideri di oggi. Su questo modo migliore ho voluto indagare per scrivere un monologo che avesse senso recitare in teatro. Nel quale si ridesse, perché non appartengo a quel razzismo del pensiero che ritiene il comico inferiore al drammatico. Ma un monologo nel quale il ridere fosse una conseguenza quasi necessaria del racconto e non una finalità.
“Questo monologo parte da due discorsi pubblici – continua Balasso – il primo è il discorso che Colin Powell fece nella sede dell’Onu quando dichiarò che c’erano le prove delle armi chimiche in Iraq. Il secondo è il discorso che il presidente dell’Uruguay Pepe Mujica ha pronunciato anni dopo, in occasione di un simposio mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo sostenibile. Mi sono sembrati due pezzi di teatro che raccontano di noi. Ci troviamo in un giallo in cui dobbiamo improvvisarci detective per indagare con pochissime prove a disposizione. C’è qualcosa di peggiore delle menzogne: sono le false verità che ci costruiamo ogni giorno”.
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