Un dottore d’altri tempi, quelli che c’erano una volta nei paesini dispersi per l’Italia, questo era il mio medico Mauro Orlandi: attento, meticoloso, professionista serio, arrivava a telefonarmi a casa per sapere se avevo preso veramente questa o quella medicina, io paziente distratto e approssimativo nelle cure, come si conviene ad sovversivo doc, lui dottore preciso e pacato.
Lascia un vuoto incolmabile per tutta la comunità, quanto lavorare faceva… un giorno mi permisi di dirgli “Dottore, ma basta!” lui mi guardò e mi disse “Michele, è impossibile staccarsi in questo momento, vieni che ti faccio vedere”. Mi mostrò la sua agenda strapiena di impegni, visite, corsi di aggiornamento e così via: io chinai la testa e gli dissi che aveva ragione, perché in quell’agenda c’era la vita di ognuno dei suoi pazienti da curare. Lui davvero si prendeva cura di tutti e non solo con le medicine, ma anche con la psicologia, perché era persona con cui potevi discutere del problema anche a livello umano.
Spero che in un futuro imminente gli si possa dedicare qualcosa di importante, mi viene alla mente un’associazione che fa del bene, perché è quello che lui faceva ogni giorno.
Penso alla sua famiglia, alla quale era molto legato, alla moglie, ai suoi figli, alle loro foto che aveva nello studio attaccati alla parete.
Proprio lunedì, durante l’ultima mia visita poche ore prima di lasciarci, lo guardavo scrivere la prescrizione al pc e pensavo tra me e me che era stato bravo ad aggiornarsi: non era un grandissimo amante del computer, lo diceva sempre che era obbligato ad usarlo, eppure aveva la cartelle per ciascun paziente, con tutti i risultati degli esami e le diverse storie cliniche. Diceva che alla fine era utile, ma anche che il computer non curava le persone.
Arrivederci Dottore, le do del lei anche mentre scrivo queste due righe, ed è giusto così, perché era un uomo unico, perché era un Dottore d’altri tempi…